L’Ungheria ha deciso di sfidare la Corte di giustizia dell’Unione europea pur di difendere la propria legge omotransfobica. Il Paese guidato da Victor Orban ha ufficialmente presentato un controricorso sulla procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea in relazione al “Child Protection Act” approvato nel giugno del 2021 che vieta la ‘promozione dell’omosessualità’ nei confronti di minori.
La Commissione europea aveva avviato un’azione legale deferendo l’Ungheria alla corte nel luglio del 2022, affermando che tale legge “discrimina le persone sulla base del loro orientamento sessuale e identità di genere“. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, l’aveva definita “vergognosa“, promettendo di volerla combattere in tutti i luoghi preposti.
All’epoca la commissione aveva affermato che la legge “individua e prende di mira i contenuti che promuovono o ritraggono ciò a cui si riferisce come divergenza dall’identità personale corrispondente al sesso alla nascita, cambio di sesso o omosessualità per tutti gli individui sotto i 18 anni“.
Judit Varga, ministra ungherese della Giustizia, ha annunciato via Facebook la novità di giornata, ufficializzando il controricorso. “L’Ungheria non si arrenderà“, ha detto. “Continuiamo a sostenere che l’istruzione è una competenza nazionale e che i genitori hanno il diritto di decidere in merito all’educazione dei propri figli. Proprio come abbiamo fatto finora andremo avanti fino alla fine, perché si tratta di proteggere i nostri figli“.
Varga ha affermato che ci sono stati “casi venuti alla luce nelle ultime settimane” che “chiaramente” hanno mostrato la necessità di una legge a protezione dei minori, annunciando addirittura “ulteriori misure”.
Il mese scorso Viktor Orbán aveva difeso la legge, affermando che “la propaganda gender non è solo chiacchiere arcobaleno, ma la più grande minaccia che perseguita i nostri figli”. “Vogliamo che i nostri figli siano lasciati soli… questo genere di cose non ha posto in Ungheria, e soprattutto non nelle nostre scuole“.
Poco dopo l’approvazione della legge ungherese, il primo ministro olandese Mark Rutte aveva tuonato contro l’Ungheria, minacciando l’espulsione dall’UE se non si fosse tirata indietro. Rutte, insieme ai leader di altri 16 paesi dell’UE, ha poi firmato una lettera chiedendo di “lottare contro la discriminazione nei confronti della comunità LGBT+“.
Orban, pur di blindare la contestatissima legge, aveva indetto un referendum confermativo lo stesso giorno delle ultime elezioni presidenziali, ma il quorum non è stato raggiunto. A causa della legge, ritenuta incompatibile con le norme internazionali sui diritti umani dal Consiglio d’Europa nel dicembre 2021, tutto ciò che viene considerato LGBTI deve essere bandito da tutti i luoghi in cui possa essere visualizzato dai minori.
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