Il mese degli omofobi ipocriti. Dicembre si sta rivelando particolarmente complicato per quei personaggi orgogliosamente discriminatori nei confronti della comunità LGBT. Dopo l’ungherese conservatore Jozsef Szajer, costretto alle dimissioni dopo aver partecipato ad un’orgia gay a Bruxelles in pieno coprifuoco da Covid-19, e George Rutler, prete omofobo pizzicato a guardare un porno gay, ecco infatti arrivare Petras Grazulis, celebre in Lituania per le sue storiche battaglie contro la nostra comunità.
Tra i politici lituani più apertamente omofobi, Grazulis ha più volte equiparato l’omosessualità alla pedofilia, promuovendo anche una legge contro la propaganda gay, seguendo il ‘modello’ russo. Nel 2012 consigliò a tutti i lituani gay di abbandonare il Paese.
Ebbene Petras Grazulis è andato incontro ad un fiume di sfottò quando su Zoom, pochi giorni fa, alle sue spalle è comparso un uomo seminudo. Spenta in fretta e furia la webcam, Grazulis ha poi dato più versioni dei fatti. Prima ha detto che l’uomo in questione era semplicemente suo figlio, per poi sostenere che fosse Andrius Tapinas, giornalista che a suo dire lo perseguiterebbe da tempo. Peccato non sia chiaro come Tapinas sarebbe riuscito ad entrare in casa sua, cambiando addirittura i lineamenti del proprio volto, visto e considerato che chiunque lo conosca sottolinei come non c’entri nulla con il volto apparso per pochi secondi in video. Nel dubbio, lo ‘scandalo’ è scoppiato. Vytautas Juozapaiti, presidente della commissione parlamentare, ha ipotizzato che l’uomo fosse un suo familiare, entrato nella stanza per assistere Grazulis, frenato da fantomatici problemi tecnici al computer. Una riunione Zoom trasmessa in diretta sul sito del Parlamento lituano, neanche a dirlo diventata virale in tutto il mondo.
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