I Pride sono accessibili per tuttə? Intervista a Simone Riflesso, tra comunità LGBTQIA+ e abilismo

Il Sonda Pride è la prima mappatura sul territorio che l'accessibilità ai Pride italiani. Gay. It ha chiacchierato con Simone Riflesso per conoscere meglio una realtà poco menzionata dai media mainstream, fuori da pietismi o stereotipi.

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intervista Simone Riflesso
@simoneriflesso
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Buon mese del Pride a tuttə. O almeno si spera.

Nel mese dell’orgoglio LGBTQIA+, la domanda che i media o l’attivismo mainstream spesso dimenticano è: ma le manifestazioni sono accessibili per chiunque? Simone Riflesso –  graphic designer, illustratore, content creator, pensionato, atleta di hockey in carrozzina in serie A1, e attivista transfemminista per l’inclusione delle persone disabili – sta cercando di fornirci una risposta. Lo fa attraverso il Sonda Pride 2022, prima mappatura del livello di inclusione della disabilità all’interno dei Pride italiani. Un servizio per dare informazioni alle persone disabili e neurodivergenti sulle varie possibilità e capire dove andare, ma anche l’occasione per informare gli organizzatori sulle necessità delle persone disabili e porsi nuove domande: qual è il livello di accessibilità dei pride e delle iniziative ad essi collegate? Quale spazio hanno le persone disabili LGBTQ+ all’interno delle manifestazioni?

Il progetto è stato accolto più che calorosamente: “Tanti hanno risposto in maniera positiva, e ringraziandomi dello strumento” racconta Simone, che ha inviato questionari sulla mappatura a tutti gli organizzatori  che hanno manifestato accoglienza e spirito di collaborazione. Il questionario di SondaPride oltre a verificare l’accessibilità fisica di ognunə alle manifestazioni – dai servizi igienici accessibili ad hoc alla distribuzione di tappini antirumore, ma anche la presenza di punti di sosta, numeri da chiamare per supporto o assistenza, interpreti LIS (Lingua Italiana dei Segni) per gli spettacoli, e molto altro – ha anche l’obiettivo di accertarsi che ci sia effettivamente una presenza oltre che fisica anche politica delle persone disabili e neurodivergenti, dando a tuttə voce e microfono: “Si è sentito molto parlare di intersezionalità, ma le persone disabili sono state incluse davvero, oltre che attraverso l’accessibilità, anche all’interno degli interventi dei Pride? È quello che mi chiedo attraverso SondaPride. Alle parole devono seguire i fatti, o le persone disabili e neurodivergenti continueranno a rimanere escluse”.

intervista Simone Riflesso
@simoneriflesso

Secondo le ultime ricerche, tra comunità LGBTQIA+ e associazionismo, tutte le persone disabili dicono di non sentirsi viste e riconosciute: “Se in un contesto in cui si presume di essere previstə e inclusə si percepisce distacco e disinteresse, per le persone queer e disabili avviene una molteplice discriminazione, con ripercussioni sul loro benessere emotivo e qualità della vita in generale” spiega Simone, riportando anche i dati della ricerca FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) risalente al 2020: “Nel 35% dei casi il problema è l’accessibilità, ma nell’80% è perché percepiscono un atteggiamento assente proprio dalle persone che dovrebbero accoglierle. La mancanza di accessibilità non è un incidente, né una dimenticanza, è un problema sistemico che incontriamo ogni giorno in una società che non ci vede. Un problema non compreso, preso sottogamba, una scocciatura con pronte scuse sulla logistica e sui costi. 

Cosa fare, quindi, per muoversi verso una rappresentazione LGBTQIA+ davvero inclusiva ed estendere la conversazione oltre i cliché “approvati” dai media mainstream? “Sicuramente affrontare il discorso della disabilità e delle neurodivergenze nell’associazionismo” risponde Simone “Non solo parlando di abilismo, ma anche invitare le persone disabili a parlare, e passare il microfono direttamente alle persone marginalizzate“. Per Simone l’obiettivo è creare momenti di confronto per decostruire l’abilismo non solo all’interno delle associazioni ma in ogni ambiente e settore della società che non tiene conto delle persone disabili e neurodivergenti: “Quello che manca davvero sono dei punti d’incontro. Perché vedersi esclusi a causa di come è organizzato il mondo in relazione a certi corpi potrebbe capitare da un momento all’altro a chiunque. Disabilità riguarda chiunque, perché la partecipazione alla società dipende dal contesto e il contesto siamo noi. L’accessibilità è fondamentale, e non riguarda solo le persone che possono partecipare al Pride, ma anche quelle a casa che per varie ragioni non possono scendere in piazza.”. 

A questo link trovate tutte le informazioni sul Sonda Pride e l’accesso al questionario.

Sul profilo Instagram di Simone Riflesso potete trovare ogni settimana i risultati della mappatura.

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