16 organizzazioni LGBTQ, capitanate da ILGA World e Football v Homophobia, hanno scritto una lettera alla FIFA in vista dei mondiali di calcio in Qatar, che purtroppo non vedranno l’Italia tra le nazioni protagoniste.
Le 16 organizzazioni hanno fatto presenti i rischi corsi dai tifosi queer che vorranno partecipare alla coppa del mondo di calcio, chiedendo un immediato intervento con specifici punti, ovvero: abrogazione delle leggi che prendono di mira le persone LGBTQ, garanzie di sicurezza esplicite, diritto di ingresso garantito in Qatar, accoglienza chiara dal punto di vista comunicativo e diritto alla libertà di espressione, nessuna censura delle questioni LGBTQ, una formazione adeguata per accogliere la comunità LGBTQ, strutture specifiche negli stadi e un piano di lavoro sulla sicurezza della comunità LGBTQ a lungo termine.
La FIFA avrebbe risposto alle preoccupazioni espresse dalle 16 organizzazioni, ma il Comitato Supremo del Qatar non ha proferito parola.
La lettera sottolinea come i “progressi effettuati sono stati lenti, mentre le rassicurazioni sulla sicurezza delle persone LGBTIQ+ e i meccanismi in atto per garantire la sicurezza non sono stati adeguati. Se il riconoscimento dei problemi che devono affrontare le persone LGBTIQ+ in Qatar e le rassicurazioni sulla sicurezza non possono essere offerti, saremo costretti a chiederci se il rischio che corrono le persone LGBTIQ+ che vogliono partecipare o lavorare alla Coppa del Mondo in Qatar sia troppo alto. Sono previsti ulteriori incontri sia con la Fifa che con il Comitato Supremo nelle prossime settimane, dove si spera che si possano fare progressi”.
La lettera esprime anche preoccupazione per il fatto che una mancata azione possa essere vista come un supporto alle leggi omofobe del Paese, rendendo la vita delle persone LGBTQ del Qatar ancora peggiore rispetto a quella attuale. L’omosessualità è illegale nel Paese mediorientale ed è punibile con la reclusione fino a tre anni di carcere, o la morte, secondo la legge della Sharia.
“C’è anche una diffusa preoccupazione per il fatto che le persone LGBTIQ+ del Qatar non trarranno vantaggio dall’ospitare la Coppa del Mondo attraverso maggiori libertà, accettazione o concessione di nuovi diritti”, conclude la lettera, sottoscritta da Athlete Ally, Discover Football, European Gay and Lesbian Sports Association, the Fare network, Federation of Gay Games, Football v Homophobia, Hidayah, the International Supporters Council, ILGA World, ILGA Asia, Leap Sports, Pride House International, Mantiqitna, Mosaic, Queer Khaleeji e You Can Play.
Nel 2019 Nasser al-Khater, amministratore delegato della Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022, aveva assicurato: “qualsiasi tifoso, di qualsiasi genere, orientamento (sessuale), religione o etnia, può star certo che il Qatar è uno dei Paesi più sicuri del mondo – e tutti saranno i benvenuti“. Pochi mesi fa quelle parole sono state clamorosamente rimangiate. Intervistato alla CNN, lo stesso Al-Khater ha precisato che “le manifestazioni pubbliche di affetto tra gay sono disapprovate e questo vale per tutti. Il Qatar e i Paesi limitrofi sono molto conservatori e chiediamo ai tifosi rispetto. Siamo sicuri che lo faranno, così come noi rispettiamo le diverse culture, speriamo che lo sia anche la nostra“.
Nelle ultime ore Abdulaziz Abdullah al-Ansari, presidente del Comitato nazionale antiterrorismo del ministero dell’Interno e leader della sicurezza del Qatar, ha confermato che negli stadi saranno vietate le bandiere arcobaleno: “Se un fan alzerà la bandiera arcobaleno, io gliela porterò via ma non perché voglio davvero farlo. Non è un insulto ma un gesto per proteggerlo, perché se non lo farò io, qualcun altro intorno potrebbe attaccarlo. Non posso garantire per il comportamento delle altre persone. Gli dirò: ‘Per favore, non c’è bisogno di alzare davvero quella bandiera, qui allo stadio. Vuoi dimostrare la tua opinione sulla situazione, fallo in una società in cui sarà accettata’. La persona ha comprato un biglietto per vedere la partita, non per venire allo stadio e fare un gesto politico o difendere un suo ideale. Prenotare la stanza insieme, dormire insieme, questo è qualcosa che non ci riguarda. Siamo qui per gestire il torneo. Non andiamo oltre. Qui non possiamo cambiare le leggi. Non puoi cambiare religione per 28 giorni di Coppa del Mondo”.
Dura la replica di Piara Powar, direttore esecutivo di Football Against Racism in Europe: “Il solo pensiero che la bandiera arcobaleno, che ora è un simbolo universalmente riconosciuto di diversità e uguaglianza, sarà tolta alle persone per proteggerle non è accettabile, e sarà visto come un pretesto. Sono stato in Qatar in numerose occasioni e non mi aspetto che chi sventolerà la bandiera arcobaleno possa essere attaccato. Il pericolo maggiore viene dalle azioni dello Stato”.
Scettico anche Chris Paouros, membro del comitato consultivo per l’inclusione della Footballa Association: “Questa incoerenza e la continua mancanza di dettagli in termini di come sarà garantito un ambiente sicuro è a dir poco preoccupante”.
La Coppa del Mondo di calcio si svolgerà in Qatar dal 21 novembre al 18 dicembre 2022.
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