L’unica clinica britannica dedicata al supporto e al riconoscimento dell’identità di genere per i bambini e adolescenti transgender chiuderà presto i battenti. L’annuncio è arrivato giovedì, direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale Britannico. Ma la notizia potrebbe risultare più positiva di quanto sembra.
Verso un servizio più efficiente per bambini e adolescenti transgender
La fondazione Tavistock and Portman ha infatti ricevuto l’ordine di cessare le attività del “Gender Identity Developement Service” a favore di due nuovi hub regionali che saranno operativi dall’inizio del 2023.
La chiusura è imputabile alle diverse lamentele ricevute dal centro negli anni, riguardanti le lunghissime liste d’attesa e la mancanza di un protocollo standard per l’analisi, la diagnosi e il trattamento di bambini e adolescenti nel loro percorso di transizione.
“Il contratto con GIDS verrà chiuso una volta che tutti i minori assistiti saranno stati assegnati a nuove strutture dedicate” ha rassicurato la Travistock and Portman.
Secondo l’indagine condotta, le liste di attesa per l’accesso ai servizi offerti dalla Travistock era troppo lunga e insostenibile per la struttura: solo tra il 2021/2022, circa 5000 nuove richieste erano state inoltrate, rallentando e diminuendo la qualità dei servizi.
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La clinica si è anche trovata in mezzo a una bufera mediatica derivante dalle diverse denunce in merito all’età minima per l’accesso agli ormoni, con una sentenza finale che ha stabilito il limite ai 16 anni compiuti.
Alla luce dei fatti, un consorzio di medici pediatri ha chiesto a gran voce un’indagine sull’offerta proposta dalla Travistock, che ha evidenziato tutta una serie di mancanze e lacune risolvibili con un approccio istituzionale più su grande scala.
La clinica locale – oggi incredibilmente sotto pressione visto l’aumento delle richieste di presa in carico – cesserà le proprie attività in favore di strutture più centralizzate regionali che riescano ad affrontare la domanda crescente senza le difficoltà riscontrate fino a oggi.
Gli hub regionali disporranno di un team di professionisti più variegato e che potrà incontrare le esigenze di ogni assistitə a 360°, e condurre ricerche più su larga scala al fine di ridefinire e dettagliare maggiormente il protocollo.
“È stata una decisione difficile e delicata, che però ci permetterà in futuro di fornire un’offerta più strutturata, di qualità sia dal punto di vista del trattamento psicologico che medico, ai minori che decidono d’intraprendere il percorso di transizione” ha dichiarato il SSN Britannico.
Il Regno Unito verso l’inclusività nel Servizio Sanitario Nazionale
Il Regno Unito non si limiterà a espandere e aumentare la qualità dei propri servizi rivolti alla comunità LGBTQIA+: le nuove politiche si propongono infatti di apportare modifiche sostanziali all’approccio con il quale i professionisti sanitari si rivolgono ai loro assistiti.
Il SSN Britannico incoraggia infatti il linguaggio inclusivo – recentemente anche nei servizi per la maternità, con l’introduzione di termini come “petto” al posto di “seno” (“chest”/”breast”), e “genitore partorente” al posto di “madre” (“birthing parent”/”mother”).
Il nuovo approccio, tuttavia – secondo le dichiarazioni del Servizio Sanitario Britannico – si propone di adottare il linguaggio inclusivo solo nei casi in cui fosse necessario per includere le persone transgender e non binarie, tenendo comunque in piedi la struttura tradizionale rivolta a coloro che preferiscono i termini “donna” e “maternità”.
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