Inaugurate tra gli applausi il 23 novembre scorso, vandalizzate il 29 novembre scorso, ridipinte ieri, 13 dicembre. A Piazza Gimma, Roma, le panchine arcobaleno contro l’omotransfobia sono tornate a risplendere in tutta la loro bellezza, come rivelato su social dai Giovani Democratici del Municipio II. “Chi ha vandalizzato le panchine arcobaleno di Piazza Gimma non ha colpito solo la Comunità LGBTQIA+ del Municipio II e della Città di Roma, ma tutti noi indistintamente. Con la loro istituzione abbiamo aggiunto un tassello alla costruzione di una coscienza collettiva aperta e tollerante che qualcuno, evidentemente, vuole ostacolare“.
Sul posto anche Angelo Schillaci, professore associato di Diritto pubblico comparato presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche alla Sapienza Università di Roma, nonché in prima fila nella scrittura del DDL Zan che a inizio 2021 sbarcherà al Senato, che ha così rimarcato l’importanza di un gesto apparentemente solo simbolico.
Loro sono venuti di notte, noi siamo qui di giorno, alla luce. Chi ama la libertà e l’eguaglianza ha il coraggio di essere presente con il proprio corpo e la propria voce nello spazio pubblico, e di fare della propria identità uno strumento di costruzione di relazioni politiche. Queste panchine sono un segno tangibile di presenza nello spazio pubblico, a cui si accompagna un più ampio percorso di formazione e sensibilizzazione. Molte e molti, prima di me, hanno sottolineato la gravità della strumentalizzazione della bandiera tricolore. Voglio dire anche io qualche parola su questo. La bandiera è nella Costituzione, all’articolo 12. Questo significa che senza Costituzione non c’è tricolore; che senza libertà non c’è tricolore; che senza eguaglianza e senza rispetto per le diversità non c’è tricolore. Prima ancora di diventare un simbolo di liberazione, il tricolore è stato e continua a essere simbolo di unione. Unione tra diversi. Per questo è vergognoso che qualcuno cerchi di usarlo come privilegio di una parte, come strumento di divisione. Che lo usi per tracciare una linea di separazione tra chi è parte della comunità repubblicana, e chi deve esserne lasciato fuori. Anche per questo è importante richiamare anche qui, oggi, la battaglia per l’approvazione della legge Zan. Perché al cuore della battaglia sulla legge c’è proprio questo punto: al di là dei suoi contenuti giuridici, delle concrete misure di tutela, sulla legge Zan ci si contrappone perché c’è chi non vuole che venga scritto nero su bianco, in una legge dello Stato, che orientamento sessuale e identità di genere sono dimensioni della personalità con pari dignità sociale rispetto a tutte le altre. Questo è il punto, e per questo siamo qui oggi: per ribadire invece che la comunità politica si costruisce ogni giorno mettendo in relazione identità diverse e molteplici. Grazie ancora, e ovviamente se torneranno a imbrattarle torneremo a dipingerle!
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