Benjamin Fredrickson è un artista originario di Minneapolis che ama documentare la realtà fetish della comunità queer; attraverso la sua personale visione, delicata ma anche cruda, contribuisce ad abbattere lo stigma legato all’HIV, al lavoro sessuale e alla comunità fetish.
Fredrickson ha dedicato una serie di opere al wedgie; nella cultura popolare il wedgie è un’esternazione fisica di bullismo: l’atto di tirare con forza le mutande di una persona da dietro; attraverso il suo progetto, l’artista sviscera una pratica dalla connotazione visiva negativa rivalutandola come atto di autocelebrazione della propria
sessualità.
Il suo progetto è un ‘esempio di come la giusta rilettura di codici simbolici possano trasformare un atto di bullismo in rivendicazione della propria diversità.
I lavori di Fredrickson sono stati presentati in numerose mostre a New York ed è stato recensito in importanti pubblicazioni tra cui quella nel BUTT Magazine, OUT Magazine e nel The New Yorker. Una selezione dei ritratti di Fredrickson a Folsom Street East sarà pubblicata da Verlag Kettler nel libro “New Queer Photography” entro la fine dell’anno.
Conosciamolo meglio.
Come hai iniziato il progetto “Wedgies”?
Ho iniziato il progetto Wedgies alla fine del 2019, dopo aver completato un lavoro fotografico in camera oscura, mentre sperimentavo vari outfits per il servizio, il modello nell’aggiustarsi il body ha fatto un vero e proprio auto wedgie. Ha attirato immediatamente la mia attenzione, sapevo che questo era ciò che stavo cercando e quindi ho deciso di approfondire ulteriormente l’ argomento: è stato allora che ho scoperto un’intera nuova comunità fetish.
Dove trovi l’ispirazione per il tuo progetto?
Trovo ispirazione in tante cose, come la storia dell’arte, il cinema e la fotografia. Sono un voyeur, quando c’è qualcosa che mi eccita, osservo; ogni giorno la mia mente è continuamente stimolata, per strada vedo uomini bellissimi in pantaloni aderenti, adoro guardare il loro sedere mentre camminano, corrono o fanno jogging.
Sono sempre rimasto affascinato dal fondoschiena degli uomini e da come mi sono apparsi in forme diverse durante la mia vita.
Traggo ispirazione dalle scene del film horror “Sleepaway Camp”, dai bellissimi guerrieri romani in marmo al Metropolitan Museum of Art e dai dipinti europei di Delacroix e Goya. Mi piace tanto anche la realtà queer contemporanea, seguo artisti come Eric Lotzer, Doron Langberg e Jimmy Wright.
Esiste una connessione tra l’aspetto sessuale e l’arte?
Assolutamente. The Wedgie parla dei traumi formativi dell’infanzia e di come essere vittima di bullismo e umiliazione siano esperienze che modellano i nostri desideri sessuali da adulti.
I Wedgies parlano dell’esperienza comune nel mondo queer di vivere spesso con vergogna una sessualità differente dal comune.
Il mio progetto Wedgie cerca di prendere tutto questo e rivendicarlo. In molte delle fotografie il soggetto si fa il wedgie da solo, rivendicano contemporaneamente la lotta per la propria libertà personale sia come dominante che come sottomesso. In alcune fotografie gestisco personalmente il wedgie per rendere più personale lo scatto; tutto questo viene fatto con il consenso espresso del soggetto.
Nutro un forte interesse per il sesso e l’intimità e il modo migliore per crearci un dialogo intorno è fare fotografie. Mi ci sono voluti anni per trovare l’essenza che caratterizza la mia arte in un delicato equilibrio tra volgarità e finezza. La sessualità per molte persone è un argomento abbastanza problematico. Nel Stati Uniti viviamo in una società molto puritana in cui il sesso è visto da tanti come vergognoso, soprattutto il sesso nel mondo queer.
Le persone vivono con diffidenza la possibilità che i propri corpi nudi vengano esposti o di poter anche assistere ad atti sessuali tra adulti consenzienti. Allo stesso tempo alcune di quelle stesse persone tollerano la violenza verso il prossimo senza batter ciglio. Mi sforzo di creare un corpo diversificato di opere d’arte che incoraggiano la positività del corpo e del sesso e sento che in questo momento il progetto Wedgie per me è il modo migliore per farlo. Con i wedgies sono riuscito ad ampliare il mio pubblico e raggiungere più persone rispetto a prima e creare una conversazione sulla sessualità queer e sulla comunità fetish.
Quale messaggio vuoi trasmettere con il tuo lavoro?
Documentando l’intimità all’interno delle comunità fetish queer e, più specificamente con i Wedgies spero di nutrire la sensibilità del pubblico. Mostrare alcuni fetish queer e quelli che li praticano, con ritrovata compassione e rispetto. Voglio anche inviare il messaggio di come sia importante presentare e creare opere d’arte che ti rendano felice. Nell’essere fedele a te stesso potresti ispirare qualcun altro a fare lo stesso.
https://www.instagram.com/benjamin_fredrickson/
https://www.benjaminfredrickson.com/
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