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Spagna: in difesa dei pari diritti per gay e transgender

Respinta dal Congresso spagnolo l’iniziativa promossa dal cattolico Forum delle Famiglie che mirava alla proibizione del matrimonio gay. Approvata invece una legge a favore di transgender.

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MADRID – Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo il Congresso spagnolo ha confermato il proprio impegno nella lotta alle discriminazioni e per i pari diritti delle persone GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender). Il 27 febbraio, spiega l’avvocato Antonio Rotelli, responsabile leggi di Arcigay, «è stata respinta con voto negativo un’iniziativa legislativa popolare, promossa dal Foro della Famiglia e presentata con circa un milione e mezzo di firme, con la quale si chiedeva la proibizione del matrimonio e dell’adozione alle coppie dello stesso sesso.» Il voto è stato di 173 contro 136, praticamente le stesse percentuali tra gli eletti che si erano presentate al momento dell’approvazione della legge che, nel 2005, estese il diritto al matrimonio anche alle coppie gay. «Intanto – aggiunge Rotelli – si è ancora in attesa della sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato nel settembre 2005 dal Partito Popolare contro la legge sul matrimonio gay.»
Soddisfatto il commento del deputato dell’Ulivo Franco Grillini: «Sono almeno 6 mila i matrimoni gay contratti in Spagna ad un anno e mezzo dall’approvazione della legge.» Grillini ricorda che «i diritti degli omosessuali sono inesorabili ed urgenti» e questa bocciatura è la miglior risposta ai tanti componenti del clero che intervengono senza sosta «per sostenere pretestuosi offuscamenti della famiglia con l’approvazioni di leggi sulle unioni civili. In Spagna l’istituzione che garantisce l’uguaglianza tra omosessuali ed eterosessuali si è fortemente consolidata nella società e nella cultura aumentando il consenso, che già era maggioritario nell’opinione pubblica e riducendo sensibilmente la violenza e la discriminazione ai danni della comunità glbt. In Italia – conclude Grillini – stiamo discutendo una legge diversa e distinta dall’istituto matrimoniale che deve e può essere una buona legge a garanzia di un primo passa verso quell’uguaglianza formale e sostanziale tra persone omo ed eterosessuali che è già in vigore in 20 paesi europei.»
L’avvocato Rotelli segnala anche che il «Congresso spagnolo nella seduta del primo marzo 2007, con 176 voti a favore, 123 contro e 3 astenuti ha approvato definitivamente la legge, in corso di pubblicazione, che regola la possibilità per le persone transessuali di modificare nei registri anagrafici l’indicazione del sesso di appartenenza e del nome proprio, senza necessità che sia intercorso precedentemente un intervento chirurgico di rassegnazione del sesso. Il testo della legge, approvato dal Congresso già nell’ottobre 2006, era passato al Senato, dove è stato approvato con emendamenti nella seduta dello scorso 21 febbraio. È da segnalare – conclude Rotelli – che al Senato il testo è stato votato favorevolmente anche da PP, che invece è tornato a votare contro, sullo stesso testo, nella votazione finale del primo marzo al Congresso – apparentemente senza una ragione plausibile (eccetto le pressioni delle gerarchie cattoliche spagnole), ma queste sono le alchimie della politica.» Nella relazione introduttiva su questa legge si legge che “Il transessualismo, considerato come un cambio dell’identità di genere, è stato diffusamente studiato sia dalla medicina che dalla psicologia. Si tratta di una realtà sociale che richiede una risposta del legislatore, affinché l’iniziale assegnazione nel Registro dell’anagrafe del sesso e del nome proprio possa essere modificata, con la finalità di garantire il libero sviluppo della personalità e la dignità delle persone la cui identità di genere non corrisponda con il sesso con il quale furono inizialmente registrati.” (RT)

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