Attribuire automaticamente il cognome del padre a figliə natə nel matrimonio o fuori dal matrimonio o adottivə sarà considerato illegittimo. La Corte Costituzionale ha così sentenziato in merito, spiegando che la decisione è stata presa per rispetto del principio di eguaglianza e nell’interesse della persona che nasce, dunque i genitori devono poter condividere la scelta sul cognome della persona che nasce, cognome che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale.
Le attuali norme che vengono censurate e che imponevano una scelta patriarcale secondo la quale il cognome del maschio aveva la precedenza in automatico, sono state considerate dalla Corte lesive dell’identità del figlio. Si legge infatti:
“discriminatorie e lesive dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre” precisando che “la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dei medesimi concordato, salvo che essi decidano di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”
Questo è quanto trapela da ciò che la Consulta ha reso pubblico, considerando che la sentenza sarà depositata nelle prossime settimane, quando tutti potremo leggerla. Le norme dichiarate illegittime e dunque censurate sono gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
La Corte Costituzionale è intervenuta in merito per via del caso di una giovane famiglia lucana. I tre fratelli avevano cognomi diversi: i primi due registrati con il cognome della madre, il terzo, poiché nato quando madre e padre erano ormai sposati, ha assunto automaticamente il cognome paterno. Per renderli tutti uguali, i due giovani avrebbero voluto registrare anche il terzo figlio con il cognome della madre, ma il commesso comunale si è opposto e il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al Comune. A quel punto la Corte d’Appello (secondo grado) di Potenza aveva cercati di ribaltare il primo grado, appellandosi dunque alla Consulta nel terzo grado. Gli avvocati Domenico Pittella e Giampaolo Brienza che hanno seguito il caso della giovane famiglia della Basilicata, hanno così commentato: “È un risultato storico, la Corte Costituzionale ha fatto una piccola rivoluzione”.
In Italia su questo tema il Parlamento latita. Esistono cinque proposte di legge sul tema dei cognomi alle persone che nascono. Ma nessuna di queste è stata mai calendarizzata. Ora ci pensa la Corte Costituzionale.
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