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Swim England bandisce le nuotatrici trans dalle gare femminili, arriva una categoria ‘aperta’

Peccato che tempi e punteggi realizzati in questi eventi non saranno applicabili alle classifiche di Swim England nè idonei ad eventuali record.

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Perché la polemica sulle atlete trans non sta in piedi
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Swim England ha aggiornato la propria politica sulle atlete trans e non binarie, costringendo di fatto le nuotatrici trans ad entrare in una categoria “aperta”.

La nuova politica, che secondo l’organismo riconoscerebbe la “correttezza della competizione“, vedrebbe solo le donne cisgender prendere parte a squadre femminili, mentre esisterebbe una nuova categoria per le nuotatrici non binarie o trans.

È ampiamente riconosciuto che l’equità della competizione deve essere protetta e Swim England ritiene che la creazione di categorie aperte e femminili sia il modo migliore per raggiungere questo obiettivo“, ha scritto l’organismo di nuoto in una dichiarazione ufficiale. “L’aggiornata politica garantisce che ci siano opportunità competitive entry-level per le persone transgender nel partecipare alla maggior parte delle nostre discipline all’interno della loro identità di genere“.

La nuova politica, annunciata ieri, permetterà alle atlete trans di auto-identificarsi in occasione di eventi “senza licenza” di basso livello, come le gare ricreative. Peccato che tempi e punteggi realizzati in questi eventi non saranno applicabili alle classifiche di Swim England nè idonei ad eventuali record. Swim England ha parlato di restrizioni “giustificate e proporzionate” nel perseguimento “di una concorrenza leale“, aggiungendo che la nuova politica avrebbe “l’inclusione e l’equità al centro” del proprio interesse.

Mermaids, associazione trans britannica, ha descritto l’aggiornamento della politica di Swim England come “deludente”.

Mentre i bambini trans possono giocare autenticamente in ambienti non competitivi, la politica nega fondamentalmente alle ragazze trans il diritto di competere come se stesse”. “Chiediamo a Swim England di revocare la sua decisione di vietare alle ragazze trans di competere con le proprie coetanee e di rendere lo sport uno spazio accogliente e inclusivo per i giovani trans“.

La nuova politica di Swim England, organo di governo britannico per il nuoto, le immersioni, la pallanuoto, il nuoto in acque libere e il nuoto sincronizzato, arriva a pochi giorni dalla decisione presa da World Athletics, che ha vietato alle donne trans di poter prendere parte a competizioni femminili.

Nel 2022, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) aveva abbandonato le sue stringenti regole sugli atleti trans, affermando che dopo approfondite ricerche non considerava più i livelli di testosterone come fattore più importante nel determinare se le donne trans dovessero essere autorizzate o meno a competere. Peccato che poi il CIO abbia incoraggiato i singoli sport a stabilire le proprie regole. Ed è qui che sono arrivati una pioggia di divieti. La FINA, il rugby, il ciclismo, l’atletica.

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