Composta, mai volgare, toni moderati, ma altrettanto fermi, sicura del fatto suo e, in alcuni momenti, pronta a difendere "le trans per bene". Così Natalì ha raccontato ieri sera davanti alle telecamere di Porta a Porta la sua versione dei fatti sul "caso Marrazzo", a partire dal rapporto personale che la lega all’ormai ex presidente della Regione Lazio. "Conosco Marrazzo dal 2001 – spiega a Bruno Vespa la trans brasiliana – dalla fine di febbraio del 2001. Lui veniva da me e parlavamo, mi parlava di lui e io di me. C’era una bella amicizia". "Sono stata a casa sua più volte (la seconda casa della famiglia Marrazzo a Roma, ndr) ed ho visto due Telegatti che ha vinto con una trasmissione televisiva – continua Natalì per smentire quello che China aveva sostenuto la sera prima, ovvero che lei e il giornalista, in realtà, si conoscevano da poco -. Potrei descrivere com’è casa sua, ma non lo farò perché non è una cosa carina da fare".
E in mezzo a tutti i particolari che non coincidono con altre versioni di ciò che accadde quel maledetto pomeriggio del 3 luglio in via Gradoli e che sono al vaglio degli inquirenti, Natalì racconta alcune cose che ribadisce più volte e con fermezza per tutta la durata dell’intervista.
Per cominciare, Rino Cafasso non c’era quel pomeriggio e non fu chiamato mai: a girare il video sono stati i due carabinieri che si sono presentati nell’appartamento della trans. "All’inizio del video si vede benissimo – spiega Natalì -: ci sono io che apro la porta e dico ‘puoi aspettare per favore perché sono impegnata’. Loro spingono la porta dicendo ‘lo sappiamo che lui è qui’ e mi buttano sul divano. Poi mi chiudono fuori dal balcone per 20 minuti durante i quali non ho visto né sentito nulla". Altro non può dire, del video, la brasiliana che sostiene che è proprio in quei venti minuti che i due carabinieri, in borghese e che non hanno mai mostrato il tesserino, avrebbero preparato la messa in scena della striscia di coca sul tavolo accanto al tesserino della Regione di Marrazzo.
E qui viene fuori un’altra certezza di Natalì: "Quella droga non c’era. Piero non mi ha mai chiesto droga e non ne ha mai portata lui in casa mia. Sa che non mi piace la droga. C’è rimasto male quando ha visto la striscia sul tavolo perché prima non c’era. Anche perché non avrei mai aperto la porta ai carabinieri sapendo che c’era della droga con accanto il tesserino del presidente della Regione in bella vista". Con lei, quindi, Marrazzo non avrebbe mai fatto uso di cocaina, cosa che, invece, avrebbe fatto le poche volte che è stato con Brenda e Michelle, ovvero tra febbraio e maggio scorso quando Natalì era in Brasile. E c’è un’altra cosa di cui Natalì è sicura: Marrazzo non sapeva del ricatto. Le aveva raccontato che Brenda e Michelle avevano girato un video (il secondo di cui parlano le cronache dopo quello dei carabinieri, ndr) e scattato delle foto, ma lui aveva chiesto loro di cancellare tutto ed era quasi certo che l’avessero fatto.
In più, né Marrazzo, né Natalì avevano visto che i carabinieri stavano girando un video: l’ex presidente si era limitato, durante incontri successivi, a chiedere a Natalì di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto. Infine, la brasiliana dice anche la sua a proposito della tragica morte di Brenda. Le due non erano amiche, non vivevano nello stesso palazzo e non si frequentavano, ma Natalì sa che quando Brenda si ubriacava o si drogava diventava violenta al punto da minacciare e ricattare anche le altre trans, lasciando intendere che potevano essere in molti ad avercela con lei.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.