Il Comune di Treviso ha deciso di uscire dalla rete anti discriminazioni. La fantomatica teoria gender fa paura anche ai leghisti di Treviso, che amministrano la città veneta, e decidono di combatterla uscendo dalla rete READY e puntando invece sulla famiglia. Con una delibera, la giunta comunale ha definito così il recesso dalla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Così, dopo 5 anni dal suo avvio, la rete RE.A.DY non sarà più applicato del territorio della città trevigiana. In una nota, l’amministrazione ha voluto sottolineare che la decisione è stata presa in quanto la scuola e la famiglia sono già degli strumenti sufficienti per educare i bambini al rispetto. Altri corsi, eventi ed iniziative non saranno quindi autorizzati.
Francesca Tacca, presidente del coordinamento LGBT di Treviso, è delusa dall’amministrazione. “Il recesso dalla Rete RE.A.DY rappresenta per noi un passo indietro rispetto alle politiche di inclusione che l’Amministrazione Comunale ha potenzialità di attivare all’interno del territorio di competenza“. Ed esprime preoccupazione. “Non vorremmo fosse un primo segnale di esclusione che ci riporta a un tempo buio. Quando la nostra città si distingueva per invettive e intolleranza nei confronti dei trevigiani lgbt“.
Dura condanna dopo la decisione della giunta di Treviso
Francesca Tacca spiega anche che la rete RE.A.DY non ha mai ostacolato il Comune quando doveva approvare eventi dedicati alle famiglie, né è stato un grave peso per casse comunali. Anzi, Tacca afferma che avrebbero dovuto organizzare più iniziative per contrastare il bullismo omofobico e limitare gli episodi di discriminazioni avvenuto solo per il diverso orientamento sessuale. Anche per questo motivo, hanno richiesto un incontro con il sindaco, per presentare gli ultimi progetti messi a punto da offrire alla città di Treviso.
Accuse anche dalla politica. Michela Nieri, consigliera comunale PD, prevedeva un paso indietro della giunta sul tema delle discriminazioni, come d’altro canto hanno fatto gran parte delle amministrazioni di centro-destra. Secondo la Nieri, il recesso dalla rete “è un ulteriore tassello del muro che le destre stanno costruendo contro chi appartiene a gruppi sociali non convenzionali. E in questo momento storico, assume una valenza simbolica pericolosa“. Ricorda inoltre che l’adesione era totalmente gratuita. L’ex assessora LiananManfio, ora consigliera dem, aveva in un primo momento pensato che la scuola e la famiglia servissero per educare al rispetto delle diversità come affermato dall’amministrazione. Ma nel corso degli anni si era accorta che purtroppo non è così. Per questo motivo, sosteneva la rete e le sue iniziative. Infine, il consigliere Sefano Pelloni del PD accusa la giunta di voler abbattere tutto quello fatto dalla precedente amministrazione, “senza valutarne il merito“.
© Riproduzione Riservata