L’ omogenitorialità, soprattutto in Italia, è un tema che crea ancora molta perplessità e, soprattutto, confusione. Le famiglie arcobaleno sono ancora di serie B nel nostro paese.
Quando si tratta di figli con due mamme o due papà, il grave vuoto legislativo che concerne i diritti dei genitori e l’eventuale affidamento dei figli fa sì che ogni volta i tribunali debbano ispirarsi a vecchie sentenze o interpretare le leggi già esistenti per adattarle al caso in esame. L’interesse di fondo, comunque, è sempre la tutela del minore.
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato del caso di Bologna: quando vince l’amore, riconosciute due mamme per la bambina, ma solo grazie al Tribunale.
Lo stesso è accaduto in Puglia, dove il Tribunale civile di Bari davanti al caso di due mamme separate, una delle quali chiedeva la cancellazione del nome dell’altra come madre della bambina dai registri ufficiali del Comune. Ma la bambina, secondo il Tribunale, ha diritto a due mamme anche dopo la separazione.
Per rispettare la privacy della famiglia, i nomi della famiglia non sono stati resi noti. Si sa che le due donne si sono sposate nel 2016 negli Stati Uniti e l’anno dopo hanno avviato le procedure per concepire un figlio con la maternità surrogata.
La bambina, che oggi ha cinque anni, possiede quindi un legame genetico con una delle due madri, mentre l’altra ha dato il consenso per il procedimento. Una volta tornate in Italia, l’atto di nascita con i nomi di entrambe le madri è stato trascritto sui registri del Comune di Bari, con la firma dello stesso sindaco Antonio Decaro.
La decisione presa dal Tribunale è la seguente: la bambina ha il diritto a conservare sui propri registri e documenti il nome di entrambe le madri e ha quindi effettivamente diritto ad avere due mamme. Come abbiamo detto, il vuoto legislativo sulla questione si fa sentire, ma è stata presa come base anche una sentenza della Corte Costituzionale risalente al 2021 che trattava un caso simile. Il risultato è che non è necessario avere dei legami biologici o genetici con i figli, ma l’intenzione di genitorialità è sufficiente a garantire che i diritti e i doveri nei confronti di questi rimangano nel tempo.
«Deve essere tutelato l’interesse della minore, che deve poter fruire del diritto di essere mantenuta, istruita, educata ed assistita moralmente da entrambe le persone che considera di fatto suoi genitori e che hanno concorso alla sua nascita sulla scorta di un progetto genitoriale condiviso»
La decisione del giudice si basa sul fatto che nessuna delle due madri possiede un legame biologico con la piccola, una delle due condivide con lei solo un legame genetico. «Il consenso alla genitorialità e l’assunzione della conseguente responsabilità nella formazione di un nucleo familiare dimostra la volontà di tutelare l’interesse del minore alla propria identità affettiva, relazionale, sociale e a mantenere il legame genitoriale acquisito nei confronti di entrambi i genitori, eventualmente anche in contrasto con la verità biologica della procreazione», sono le parole che si ascoltano nella sentenza.
La madre genetica è stata appoggiata dalla famiglia nel voler rimuovere il nome dell’altra donna – la richiesta pervenuta al Tribunale recitava come motivazione proprio un mancato legame genetico con la figlia –, mentre accanto all’altra madre si è costituito anche il Comune di Bari.
La sentenza del 2021, a cui ha fatto seguito una della Corte di Cassazione, stabiliva che «pur essendo vietata in Italia la gravidanza per altri, è necessario riconoscere piena tutela ai bambini italiani nati in Paesi in cui la pratica è consentita, sì da non essere discriminati».
Nonostante sia una notizia importante, la causa di Bari non fa altro che sottolineare, ancora una volta, come la mancanza di una vera e propria legislazione in termini di omogenitorialità, maternità surrogata e diritti di famiglie formate da genitori dello stesso sesso sia una lacuna a cui la giurisprudenza e il governo italiano non hanno ancora saputo porre rimedio. Tra quanto questo accadrà, è difficile dirlo.
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