La campagna dell’Odio, titola l’Espresso a firma Simone Alliva in un articolo in cui l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha svelato gli allarmanti dati degli ultimi tre mesi relativi alle aggressioni fisiche e verbali.
Da maggio a luglio del 2022, nel pieno di una campagna elettorale strabordante odio, il Contact Center Unar ha registrato 671 episodi di discriminazione. 299 di questi di tipo razziale, 126 di stampo omotransfobico, 96 di tipo religioso e 92 inerenti alla disabilità. Segnalazioni pervenute attraverso il numero verde 800-901010, e-mail e sito web.
“I toni della propaganda si riflettono nel Paese”, si legge sull’Espresso, che sottolinea come “il sommerso” non emerga neanche con l’Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori spesso citato dalla destra per rimarcare l’inesistenza di un allarme. Che invece esiste. Per Cyrus Rinaldi, professore associato di sociologia del diritto della devianza e mutamento sociale al dipartimento Cultura e Società dell’Università di Palermo, “le recenti campagne politiche hanno sfruttato le emozioni di chi si sente lasciato indietro”, promuovendo una nostalgia per un passato nazionale e immaginato e contrapponendosi a nemici interni ed esterni.
Il mantra di una politica pura, identitaria, relazionale e nazionale è pericolosissimo, sottolinea Rinaldi, perché immette nel linguaggio e nell’agire comune parole e gesti indecenti. “Quando per via della presenza di altri gruppi concorrenti alcuni percepiscono che il proprio status privilegiato è sottoposto a minaccia, sperimentano forme frustrative che sfociano verosimilmente in forme di pregiudizio, aggressività e violenza. La minaccia dello status di gruppo predice un aumento della discriminazione nei confronti dei gruppi outsider e prevede che l’aumento delle differenze rappresenti una minaccia per bianchi etero-cis, una minaccia reale alle loro risorse e, al contempo, una minaccia simbolica per i loro valori”, continua Rinaldi. “In questo modo compiere violenza – dai crimini di odio alle parole di odio – significa partecipare a messinscene in cui l’individuazione di vittime ha sia l’obiettivo che l’effetto drammaturgico di rafforzare l’identità e i valori egemonici degli aggressori, riportando tutto alla normalità“.
Nei programmi della destra nazionale che punta a governare il Paese, lo ricordiamo, non esiste la parola diritti.
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