Ad una settimana da un ballottaggio che potrebbe rivelarsi storico, concedendo a Verona un sindaco di centrosinistra, monsignor Giuseppe Zenti ha incredibilmente scritto una lettera ai confratelli della diocesi di San Zeno indicando loro chi votare.
Alle urne si ritroveranno il sindaco uscente di Fratelli d’Italia Federico Sboarina e l’ex calciatore Damiano Tommasi, padre di sei figli nonché cattolico praticante, giorni fa accusato da Sboarina di voler tramutare Verona nella “città dei trans”. Zenti, in passato più volte finito in polemiche politiche per le proprie dichiarazioni fortemente omotransfobiche, ha ulteriormente calcato la mano, scendendo letteralmente in pista a sostegno del candidato della destra.
Nella lettera il monsignore ha sottolineato come sia “nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia; alla disoccupazione, alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero; ai giovani; alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne. Queste sono frontiere prioritarie che fanno da filtro perla coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa“.
Una lettera, quella pubblicata da AdnKronos, a dir poco fuori luogo, con il 75enne vescovo entrato a gamba tesa sul ballottaggio più in bilico dell’intera tornata elettorale. Un anno fa, nel criticare il DDL Zan monsignor Zenti parlò di “rischio bavagli, se non di carcere: sono residuati da Gestapo”. Nel 2019, quando prese attivamente parte al Congresso della Famiglia, parlò così delle famiglie arcobaleno: “L’amore? Non basta a formare una famiglia. La famiglia è solo quella tra uomo e donna, il resto sono associazioni”.