Il governo scozzese ha avviato una consultazione dalla durata di 12 settimane per porre fine alle cosiddette “terapie di conversione”. Lanciata ieri, martedì 9 gennaio, la consultazione durerà fino alla mezzanotte di martedì 2 aprile.
La consultazione precisa che la proposta di legge esaminerà i comportamenti coercitivi e ripetuti volti a cambiare o a sopprimere l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere di una persona, che siano ad opera di operatori sanitari, familiari e/o leader religiosi. Le cure mediche o psicologiche condotte eticamente da un professionista sanitario non saranno invece classificate come “terapia di conversione”. Lo stesso varrà per i genitori che mettano in dubbio la decisione presa da un bambino.
La ministra scozzese per le pari opportunità Emma Roddick ha descritto le “terapie di conversione” come “atti dannosi e distruttivi”. Lamentandosi del loro utilizzo, Roddick ha precisato: “Siamo all’avanguardia nel Regno Unito e ci uniamo all’elenco crescente di Paesi che agiscono per affrontare questo problema. Le risposte alla consultazione che ricevereremo ci aiuteranno a considerare ulteriormente le misure che potremo adottare per fermare i danni causati dalle pratiche di conversione e proteggere coloro che sono a rischio, garantendo nel contempo che le libertà – comprese le libertà di parola, di religione e di credo – siano salvaguardate.”
Mark Kelvin, amministratore delegato di LGBT Health and Wellbeing, ha accolto con favore la “leadership e l’azione del governo scozzese su questo tema”. La proposta di legge del governo scozzese si basa su un rapporto del gennaio 2022 di Equalities, Human Rights and Civil Justice Committee. Il rapporto chiede un divieto “totale” che vada a “coprire l’orientamento sessuale e l’identità di genere, comprese le identità trans, sia per gli adulti che per i bambini in tutti i contesti, senza eccezioni, includendo anche le pratiche di conversione “consensuali””. Il rapporto ha inoltre esortato il governo scozzese ad andare avanti senza aspettare che il governo del Regno Unito presenti la propria legislazione contro le “terapie di conversione”.
A seguito della relazione del Comitato, nel marzo 2022 il governo scozzese ha istituito un gruppo consultivo di esperti con l’obiettivo di consigliare il governo. Questo gruppo comprendeva organizzazioni LGBTIA+, gruppi religiosi, professionisti della salute mentale e professionisti legali. Sono stati inclusi anche difensori dei diritti umani, accademici e persone che sono sopravvissute alle pratiche di conversione. Pubblicando un rapporto nell’ottobre 2022, il gruppo ha stabilito le linee guida che sono poi state utilizzate dal governo scozzese per la sua proposta di legge.
Il governo del Regno Unito ha una storia lunga e contestata per quanto riguarda il divieto alle “terapie di conversione”. Una legge ad hoc era stato promessa per la prima volta nel 2018 dall’allora primo ministro Theresa May. Da allora si è scritto e detto di tutto, senza mai presentare in parlamento alcuna legge. Pochi mesi fa l’ufficialità, con il governo che ha cancellato l’annunciata legge dalle ipotesi legislative del 2024. Al prossimo governo, quasi certamente laburista, il compito di tramutare in realtà l’atteso divieto.
In Scozia da quasi un anno è premier Humza Yousaf, fiero sostenitore dei diritti LGBTQIA+. A fine 2022 il Paese ha detto sì all’autodeterminazione transgender.
Nel 2023 Portogallo, Islanda e Spagna hanno vietato le terapie di conversione, seguendo Paesi come Grecia, Francia, Israele, Belgio, Messico, Scozia e Canada, che dal 2020 ad oggi le hanno bandite. In Italia, purtroppo, il dibattito politico non ha mai realmente preso forma. Nel 2016 l’ex senatore Lo Giudice aveva avanzato una proposta per rendere la terapia di conversione illegale, ma quest’ultima non è mai arrivata a essere discussa.
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