Roma, davanti a un bambino insulta e pesta con calci e pugni l’attivista LGBTQIA+: “Fr*cio, r*cch+*one”

La vittima non si arrendeva e non indietreggiava, così dalle parole si è passati alla violenza. La vittima è Massimo Arcangeli, linguista e attivista.

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A Roma un’altra aggressione contro una persona LGBTQIA+.  L’aggressione si è dapprima limitata agli insulti: “Fr*cio, r*cchi*ne”. Quindi, visto che la vittima non si arrendeva e non indietreggiava, ecco la violenza: calci e pugni, in presenza di molte persone che hanno assistito senza intervenire. L’episodio di odio omobitrasnfobico è avvenuto presso la stazione della metropolitana di Piramide.

La vittima è Massimo Arcangeli, linguista e attivista LGBTQIA+ da sempre in prima linea nella lotta contro le discriminazioni di genere. Nel 2017, fu lui a denunciare il proprietario di una struttura ricettiva a Ricadi, in Calabria, che rifiutava sia gli ospiti omosessuali sia gli animali.

Quel caso fece scalpore in tutto il mondo. “Ho vissuto molte situazioni nella mia vita, ma ciò che mi è successo è qualcosa di completamente diverso. Non credo di aver mai subito una violenza così brutale in tutta la mia vita“, racconta Arcangeli, che si era candidato alle ultime elezioni politiche con il partito Unione Popolare, guidato da Luigi De Magistris.

L’aggressione risale al 20 giugno, quando Arcangeli, dopo essere sceso dal treno Roma Lido alla fermata Porta San Paolo, stava camminando verso l’ingresso della stazione della metropolitana Piramide. L’uomo racconta che durante il percorso ha incrociato una persona che non aveva mai visto prima, alta circa un metro e novanta, sui quarant’anni, che teneva per mano un bambino di circa dieci anni. Questa persona ha guardato fisso negli occhi Arcangeli, poi, appena questi l’aveva superato, ha iniziato a gridare ad alta voce “Fr*cio, r*cchi*ne”.

A quel punto Arcangeli, sorpreso, non riusciva a capire il motivo degli insulti e ha cercato di seguirlo per avere una spiegazione. Ma il dialogo era impossibile. A Repubblica Roma Massimo racconta: “Mentre ci trovavamo all’altezza dei binari del trenino mi ha dato un calcio secco all’altezza sul torace. Per come ha colpito sembrava un fighter”. Quindi Arcangeli sale sul treno per non perdere contatto con l’uomo: vuole riuscire a farlo identificare dalla polizia. “Mentre cercavo di salire mi ha dato un pugno, spaccandomi il libro. Poi si è allontanato dentro il vagone. L’ho seguito e nessuno è intervenuto. Solo una persona, che però mi ha detto che se il treno avesse fatto ritardo se la sarebbe presa con me“.

Due dati scioccanti. Il fatto che l’aggressore abbia compiuto queste azioni violente omobitransfobiche davanti al bambino, presumibilmente suo figlio. La seconda, per certi versi ancor più sconvolgente, evidenza è che nessuno si è degnato di intervenire in difesa di Massimo Arcangeli. Decine di persone hanno assistito passivamente agli insulti e al pestaggio.

L’uomo con il bambino è riuscito a scendere in fretta dal treno prima che il convoglio ripartisse e si è dileguato. Arcangeli, su consiglio della polizia, ha cercato di rintracciarlo sul treno successivo, ma l’uomo ormai era sparito nel nulla.

Arcangeli ha chiesto al personale della stazione di verificare se le telecamere di videosorveglianza avessero ripreso l’aggressione, ma pare che fossero puntate soltanto sui tornelli, mentre l’aggressione si è consumata sulla banchina e sul treno.

Lo stesso giorno, il linguista si è recato al commissariato di San Lorenzo per presentare denuncia e successivamente si è fatto medicare presso il policlinico Umberto I. “Non ho la piu pallida idea del perché mi abbia aggredito. Fra l’altro era anche con un bambino”.

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