Claudio Marazzini è presidente dell’Accademia della Crusca dal 2014. Noto linguista italiano, è autore di più di duecento pubblicazioni sul linguaggio e sulla storia della lingua italiana.
L’Accademia negli scorsi mesi è stata al centro della discussione sul “linguaggio inclusivo” per una nota del linguista Paolo D’Achille in cui, a nome della Crusca, rinnegava l’uso dell’asterisco e dello schwa nella lingua italiana.
La discussione è ancora accesa e gli Accademici continuano a dire la loro sulla questione più “calda” del 2021. In un’intervista di ieri (13 dicembre) a Dagospia, il presidente della Crusca, Marazzini, ha fatto il punto sull’evoluzione della lingua e sull’utilizzo di simboli o parole per rendere il linguaggio “inclusivo”, sottolineando che “il verdetto ufficiale dell’Accademia, in sintesi, è questo: l’asterisco e lo schwa rompono indebitamente un sistema generale caratterizzato dalla corrispondenza tra suono e grafia”.
Lo schwa addirittura introduce un suono che non esiste, cioè pretende di cambiare artificialmente la pronuncia di una lingua reale. Inoltre questi espedienti non risolvono tutti i problemi. “Car* amic*” dovrebbe stare per “cara amica / caro amico”, ma per distinguere “professore / professoressa” come dovrei scrivere? Professor*? E quante lettere sarebbero racchiuse dentro quell’asterico? Una? Quattro? Quante voglio, insomma. Come dire: mettici quello che vuoi tu. O dovrei utilizzare un’indistinta finale?
Claudio Marazzini ha inoltre definito il linguaggio inclusivo una moda e un esempio di conformismo, dichiarando che “se si abbracciano queste soluzioni si è considerati automaticamente dalla parte dei “buoni”. Si tratta di una scelta di conformismo che evita problemi. E in questo momento dà anche visibilità mediatica […] Molto spesso, ribadisco, le manomissioni nascono da una sorta di conformismo. Sono un modo per esibire la propria appartenenza ad un gruppo, o un modo per evitare contestazioni, per mettersi in sicurezza, o per cercare consenso”.
Il Presidente della Crusca ha anche ribadito il compito dell’Accademia sulle questioni linguistiche e sull’evoluzione della lingua,
“credo sia ovvio che nessuna accademia linguistica del mondo ha il potere di imporre d’autorità le soluzioni che ritiene migliori. La Crusca si limita a fornire suggerimenti ben ponderati. Il fatto è che la lingua funziona secondo meccanismi collettivi autonomi, che si fondano sul consenso maggioritario degli utenti, sulla tradizione, sulle regole trasmesse dalla scuola.
Gli insegnanti gettano le basi della riflessione grammaticale. Poi ogni utente si comporta secondo le proprie convinzioni, giuste o sbagliate che siano: esistono zone grigie in cui talora la norma linguistica oscilla”.
Claudio Marazzini riflette anche sulla differenza tra la struttura linguistica e le sue regole con chi usufruisce di quella lingua e la plasma a immagine dei propri pensieri: “la pretesa di cambiare le parole per cambiare la società può dar luogo a una pericolosa utopia, quella della lingua purificata e “perfetta” che rende l’uomo migliore”
“Potrei essere patriarcale e antifemminista anche con gli asterischi. La correttezza e l’eleganza nella lingua dipendono, io credo, dal garbo con cui ci si rivolge agli altri, anche senza manomissioni artificiali”.
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