Mi viene da vomitare.#DDLZan pic.twitter.com/dfNlfUtDrG
— caterina biti (@caterinabiti) October 27, 2021
Pochi minuti dopo l’assassinio del DDL Zan in Senato è iniziata la resa dei conti politica, con senatori che hanno puntualmente accusato altri senatori di aver affossato il disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. Pallottoliere alla mano, oltre 10 franchi tiratori hanno votato insieme alle destre, sposando quella tagliola voluta da Lega e Fratelli d’Italia che ha frenato il DDL in maniera definitiva. “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato“, ha twittato Alessandro Zan. “È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare“.
“Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Sì, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà“, ha commentato Enrico Letta, segretario Pd. “Ci avete chiesto, “aprite a modifiche”. Lo abbiamo fatto“, ha scritto sui social Peppe Provenzano, vicepresidente Pd. “Ora non ci sono alibi. Non ci sono scuse. Volevate solo affossare il Ddl Zan. Col voto segreto. Nemmeno il coraggio di metterci la faccia. Ma gli italiani sanno chi siete. La destra peggiore di sempre. E i suoi complici“.
“Il centrosinistra della maggioranza Conte è strafinito, si riparte da Pd, 5S e Leu“, ha tuonato Monica Cirinnà. “Bisognerà fare una riflessione anche su come è stata gestita questa vicenda“, ha proseguito il dem Andrea Marcucci. “Se questa è la conclusione vuol dire che errori sono stati fatti. Sono molto dispiaciuto, è un gravissimo danno per il Paese. Bisogna riflettere su quello che è accaduto, è una grave sconfitta di tutto il Parlamento e sono molto molto amareggiato”.
“Rabbia e amarezza per una destra retrograda e illiberale“, ha commentato Laura Boldrini. “Il voto segreto sul Dd lZan non basterà a nascondere le responsabilità di questa scelta che lascia in trappola cittadine e cittadini bersagli di crimini d’odio. Il cammino dei diritti si può interrompere, non fermare“.
“Bisogna chiedere le dimissioni di chi ha gestito questa vicenda, nel gruppo e in Commissione Giustizia”, ha aggiunto Valeria Fedeli, senatrice Pd. “Pensano di aver fatto un dispetto al Pd, hanno fatto uno sfregio all’Italia“, ha cinguettato il capo delegazione del Pd al governo Andrea Orlando. “Mi viene da vomitare“, ha twittato Caterina Biti, senatrice Pd che ha pubblicato un video dall’aula di Palazzo Madama, con i senatori di destra ad esultare per il risultato raggiunto come se si trovassero allo stadio. “Che schifo cazzo“, ha commentato Giuseppe Civati.
“Sul ddl Zan registriamo un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale“, ha cinguettato Giuseppe Conte. “Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari“.
“Io sono nuova al Senato, questo è il mio primo mandato e trovo tutto molto strano“, ha confessato Alessandra Maiorino, M5S. “Abbiamo lasciato che le cose venissero condotte da chi aveva più esperienza e credibilità di noi nel mondo Lgbt, come il Pd, e questo è stato l’esito. Mi limito a registrate questo. Sono molto amareggiata e spero che la politica cresca”.
“Come era evidente, alla fine sono mancati i numeri. Nonostante il voto compatto di Italia Viva, 12 franchi tiratori tra PD, LeU e M5S, affossano il Ddl Zan“, ha cinguettato Teresa Bellanova, Viceministra nonché senatrice di Italia Viva. “Oggi il Paese ha perso l’occasione di portare a casa una legge di civiltà“.
“Dopo essere sopravvissuti di un solo voto a scrutinio palese, accettare oggi la roulette russa di un voto segreto senza paracadute, rifiutando anche un rinvio di qualche giorno, è il più raro esempio di insipienza e dilettantismo cui mi sia capitato di assistere in questi anni“, ha scritto sui social Ivan Scalfarotto di Italia Viva. “Significa non avere la più pallida idea di come funziona il parlamento. Una vergogna che invece di lavorare si sia tentata la fortuna, del tutto incuranti del peso di questo azzardo sulla vita delle persone. Chi ha messo in campo caparbiamente questa strategia fallimentare, dovrebbe sentire tutta la responsabilità di questo disastro storico“.
“Dopo il passaggio a luglio a voto palese per 1 voto, solo dei dilettanti potevano pensare che oggi a voto segreto potesse andare diversamente“, ha proseguito Roberto Giachetti di Italia Viva. “Oppure dei cinici che in modo spregiudicato scelgono le bandierine a danno dei diritti di chi subisce quotidianamente discriminazioni“.
“Sul Ddl Zan si è consumato un colpevole muro contro muro ai danni di tante vittime di discriminazione“, ha twittato Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità di scuola renziana. “Una buona politica ricerca sempre la ricomposizione tra le parti perché sa bene che la ricomposizione è sempre possibile: basta solo volerla, e qui sta la colpa“.
“La responsabilità politica è del Pd e dei Cinque stelle“, ha brevemente sentenziato Matteo Renzi, direttamente dall’Arabia Saudita.
“Ci avete preso in giro per mesi, avete giocato sulla nostra pelle, su quella dei giovanissimi che vivono nella paura di potersi amare, di poter vivere liberamente perché rischiano la vita“, ha scritto sui social Gianmarco Capogna di Possibile.it. “Non ci sono scuse, nessuna giustificazione. Vergognatevi. Con questo voto muore il DDL Zan“.
“Ho sostenuto e votato la legge Zan“, ha twittato Matteo Richetti di Azione. “Ho messo la mia faccia di fianco a quella di Alessandro Zan e di tanti con lui. Oggi l’umiliazione di vedere quello che Calenda e Azione dicono da tempo: quando in politica la parola non conta nulla, la politica stessa perde valore“.
“Sul Ddl Zan come temevo, l’iter si è bloccato“, ha commentato Emma Bonino. “L’aula del Senato ha infatti votato a scrutinio segreto a favore della cosiddetta ‘tagliola’ chiesta da Lega e FdI. Io ho votato contro perchè, pur ritenendo il Ddl Zan imperfetto, sarebbe dovuto andare avanti. Purtroppo, però, come già segnalavo appena approdato in Aula, il rischio di affossare il provvedimento era sotto gli occhi di tutti e la preclusione sull’esame degli articoli ed emendamenti del Ddl Zan mostra una battuta d’arresto pressoché definitiva. Ma la battaglia di Piu Europa per difendere i diritti non si ferma”.
“I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato questa mattina il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabii: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba”, ha dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa, va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegnamo la nostra vergogna.”
“La votazione al Senato che approva il non passaggio all’esame degli articoli del ddl Zan rende di fatto nulle le possibilità di una prossima approvazione“, ha sottolineato il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. “L’Italia resta così uno dei pochi paesi a non essere dotato di uno strumento che tuteli le persone LGBTQ+, al passo con i più omofobi governi d’Europa. Come associazione abbiamo sostenuto questa legge perché segnava un necessario passo di civiltà, già in ritardo rispetto all’Europa. Adesso constatiamo che una parte del nostro parlamento ha tessuto strategie di potere sulla nostra pelle. Non solo non ce ne dimenticheremo ma continueremo a lavorare ogni giorno per ottenere sempre di più, affinché nessun* rimanga indietro“.
“Oggi è una brutta giornata per chi come noi, da sempre, lotta in maniera trasversale in difesa dei diritti civili lgbt“, ha commentato Luca Maggioni di GayLib, associazione dei gay di centrodestra. “Il Pd si è preso a luglio, non oggi, la responsabilità di affossare di fatto ogni speranza di approvare il ddl Zan. Allora, visti i numeri, si doveva trattare tenendo saldi i punti fermi come l’identità di genere ma rendendosi comunque disponibili a dialogo e chiarimenti sul da farsi a scuola e in quali classi come pure sul rivedibile e ridondante articolo 4 salvaidee. Invece si è preferito il muro contro muro per interessi elettorali di parte che, ancora una volta, non coincidono con gli interessi del Paese e nello specifico della parte più fragile: le minoranze lgbt”.
“Hanno voluto forzare la mano con una legge brutta e scritta per colpire con il carcere gli avversari politici”, ha cinguettato Mario Adinolfi. “Ora pagano col fallimento politico. Ho scritto, detto per mesi che il ddl Zan era morto, beccando insulti e incredulità. Oggi il ddl scompare del tutto. Sia di lezione“.
“Punita l’arroganza di Letta“, ha commentato Matteo Salvini. “Ha rifiutato ogni dialogo e ogni proposta di cambiamento arrivate dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo LGBT e femminista. Risultato? DDL Zan bocciato, mesi e anni di discussioni inutili. Se si vuole ripartire da basi solide e condivise, togliendo dalla contesa i bambini, la libertà di educazione e la censura per chi ama e difende la famiglia, la Lega c’è“.
“Una nuova maggioranza c’è“, ha festeggiato Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia. “Cala il sipario sul ddl Zan, una pessima proposta di legge che Fratelli d’Italia ha contrastato con coerenza e nel merito fin dall’inizio“, ha rivendicato con orgoglio Giorgia Meloni. “Non abbiamo mai cambiato idea e lo abbiamo dimostrato oggi in Senato: siamo stati l’unico gruppo interamente presente e unito nel voto. È una vittoria che non appartiene solo a noi ma anche a tutte le realtà, le associazioni, le famiglie e i cittadini che in questi mesi si sono battuti ad ogni livello per denunciare follie, contraddizioni e aspetti negativi di una follia firmata Pd-Cinquestelle di cui l’Italia non aveva alcun bisogno. Patetiche le accuse di Letta, Conte e della sinistra: i primi ad aver affossato la legge sono i suoi stessi firmatari, Zan in testa, che in questa proposta hanno scritto e difeso fino alla fine norme e principi surreali (dal self-id al gender nelle scuole) che nulla avevano a che fare con la lotta alle discriminazioni“.
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Dietro questi luridi esultanti , i vari Parolin e compagnia brutta stappano champagne nel super attico di Bertone. Da secoli le tonache bisunte , non potendo farlo piu' in prima persona , mandano avanti le loro strategie nefaste tramite i loro manutengoli .
Riconfermo: Ivan Scalfarotto è uno SFIGATO.
Che brutto paese. Italia Viva fa più schifo addirittura di Lega, Forza Italia e Giorgia Meloni (e tutto il suo partito). Avete deciso di uccidere altre persone trans, sull'identità di genere vi siete impuntati e impuntate. Avete ucciso altre persone trans. Non si poteva accettare di rimuoverle dalla tutela per i vostri problemi mentali. Renzi che nemmeno era in aula, più interessato a fare affari in Arabia Saudita, e probabilmente il suo gruppo responsabile di questa votazione (in segreto), non lo sapremo mai. Il paese sano, il popolo, non può che allontanarsi sempre di più dalle istituzioni, con tutte le orribili conseguenze che questo comporta se nelle istituzioni restano i fascisti. Immaginiamo cosa ci aspetterà quando questa compagine fascista di Italia Viva/Lega/Forza Italia/Fratelli d'Italia/Forza Nuova formeranno un governo tutti insieme alle prossime elezioni. Con la possiblità di un Berlusconi come Presidente della Repubblica (con i soldi dell'Europa in arrivo per la pandemia) e questo scenario restano solo la disobbedienza civile e l'emigrazione. L'Italia cade, ma sempre in piedi, e allo stesso posto. L'importante è non cambiare mai. Anche se muore la gente e le cose peggioreranno senza una tutela giudiziaria.