Sono passati più o meno due mesi da quando l’Afghanistan è tornato in mano ai talebani, con storie di ordinaria omotransfobia quotidiana raccolte dai quotidiani in giro per il mondo. Perché se di Afghanistan già non si parla quasi più sui giornali e nei telegiornali d’Italia, le persone LGBT del Paese continuano ad essere discriminate, cacciate di casa, ricercate, picchiate, umiliate, ammazzate, come rimarcato al nostro Simone Alliva da Ahmad Qais Munhazim, professore che ha condiviso i messaggi ricevuti dalla comunità LGBT afghana. Storie di terrore spaventosamente reale, e quotidiano.
Rameen
Rameen, 37enne gay afghano che lavora per le Nazioni Unite, ne ha parlato a BusinessInsider, da Kabul. “Spero solo che qualcuno venga a svegliarmi da questo brutto sogno”, ha detto Rameen, in lacrime. Fidanzato da tre anni con un ragazzo, teme per la vita di entrambi. “Se i talebani vengono a sapere di noi ci condanneranno a morte”. “Penso che dovremo interrompere la nostra relazione”.
Ghulam
Come Rameen, anche il 21enne Ghulam teme di non poter più vedere il suo compagno. “Se veniamo scoperti, i talebani ci uccideranno”, ha detto a Insider al telefono. I talebani, va ricordato, attuano un’interpretazione rigorosa della legge della sharia, il che significa che l’omosessualità è punibile con la morte. Ghulam è così terrorizzato dall’eventualità di essere identificato come gay dall’essersi rinchiuso in casa. “Non possiamo uscire perché abbiamo solo paura per la nostra vita”. Lo studente, che ha abbandonato gli studi universitari, ha detto di non vedere “nessun futuro” per lui in Afghanistan. “Se avessi il permesso di ottenere un visto per andare in un altro Paese, non rimarrei qui per un altro secondo”.
Sayed
Sayed, 36enne omosessuale della provincia di Balkh, nel nord dell’Afghanistan, ha detto a Insider che sta disperatamente cercando asilo politico. “Prima del ritorno dei talebani potevo incontrare un uomo senza vergognarmene”. “È chiaro che non appena i talebani sapranno che sono un omosessuale, mi uccideranno senza nemmeno pensarci”. Ad aiutare questi ragazzi a provare a fuggire dall’Afghanistan Nemat Sadat, ex professore di scienze politiche all’Università americana di Kabul nonché attivista LGBT. Minacciato di morte, ha lasciato il Paese nel 2013 per andare a vivere negli Stati Uniti. Sadat sta esortando la comunità internazionale ad agire rapidamente per aiutare le persone più vulnerabili a sfuggire alla persecuzione talebana. “Non è iperbolico dire che i gay verranno eliminati e sterminati dai talebani, proprio come hanno fatto i nazisti”, ha detto. “Le persone mi stanno messaggiando dandomi passaporti e tutte le informazioni, chiedendo di farli uscire da questo Paese”.
Najib Faizi
Najib Faizi, 21 anni, si definisce la prima drag queen di origine afghana. Lasciato l’Afghanistan all’età di 10 anni ha cercato asilo in Germania con sua sorella. Faizi ha detto a Insider che non dà per scontata la sua libertà. “Sono così felice qui. Posso fare quello che voglio. Sono libero”, ha detto. Najib ha raccolto suppliche disperate su Instagram da afghani che sperano di poter vivere liberamente proprio come lui. “Spero che altri possano ottenere asilo politico”. In tal senso Rainbow Railroad, ente di beneficenza canadese che aiuta le persone LGBTQ a sfuggire all’oppressione nei propri paesi d’origine, ha esortato i governi ad accogliere i rifugiati afgani LGBT.
Gabir
Gabir, 26enne, ha raccontato a Yahoo come i talebani abbiano ucciso il suo fidanzato di 24 anni, a Kabul. Il giovane è stato picchiato a morte e il suo corpo smembrato, per far vedere agli altri afgani LGBT quale sarà il loro destino. Gabir è stato personalmente minacciato al telefono, quando ha provato a contattare il compagno. “Una volta che ci saremo stabiliti qui a Kabul non ti lasceremo vivere. Se ti troviamo, ti uccideremo”, gli hanno detto al telefono. “Sono sicuro al 100% che morirò”. “Non c’è speranza per me. Ma non merito di morire”.
Laila
Laila, una donna transgender in Afghanistan, ha raccontato la sua storia al The Guardian, in lacrime. “Sono terrorizzata. È come un incubo. Non mi sento al sicuro nemmeno nella mia stanza. Ho paura dei talebani. Quando li vedo, sento che sanno chi sono e che verranno a picchiarmi, a prendermi a calci o a mandarmi in prigione”. “Mia madre lavorava per il ministero, ma i talebani hanno chiuso il suo ufficio”. “Sono l’unico membro della famiglia che guadagna. Ero un’insegnante di scuola. Ora faccio quello che posso per comprare cibo e pagare l’affitto”.
Rehmat
Ma Laila è tutt’altro che un caso isolato. Rehmat, uomo gay, ha dichiarato: “Le nostre vite sono in pericolo. Abbiamo paura di usare i cellulari. Ho paura quando ricevo chiamate da numeri sconosciuti, preoccupato che possano essere i talebani”. I talebani stanno utilizzando i social network e le app di dating per ingannare gli omosessuali del Paese, promettendo loro vie di fuga dall’Afghanistan, per poi torturarli e arrestarli. Alcune donne transgender si stanno facendo crescere la barba, mentre molte donne lesbiche hanno affermato di sentirsi sotto pressione perché costrette ad essere “più femminili”.
Sunita
Sunita, ragazza lesbica che ama vestirsi con abiti maschili, teme per la propria incolumità. “Con l’arrivo dei talebani ci sono migliaia di persone LGBTQ+ che hanno perso i propri mezzi di sussistenza e stanno a casa, rinchiusi. Si preoccupano che o rimarranno senza cibo e denaro e moriranno di fame, o alla fine i talebani busseranno alla loro porta e li trascineranno via e li tortureranno a morte affinché tutti possano vederli. Il mio paese è come un vero inferno in questo momento, con tantissimi mostri”, ha proseguito Leila. “Vorrei poter uscire, ma ogni porta è chiusa, ogni confine è chiuso. Sta diventando impossibile andarsene. Giriamo in tondo come se fossimo in un cerchio infinito.”
Rabia Balkhi
Cresciuta da adolescente in Afghanistan, Rabia Balkhi si è sempre sentita fortunata, perché ben accettata dalla sua famiglia dopo il coming out come ragazza lesbica. Poi tutto è precipitato con il ritorno dei talebani, come confessato alla CNN. “La situazione peggiora ogni giorno … la paura dell’arresto fa ormai parte della vita e sono così stressata che non riesco nemmeno a dormire”, ha rivelato la 20enne via messaggio, da una località sconosciuta.
Balkhi ha detto che un ragazzo gay nel suo quartiere è stato stuprato dopo essere stato trovato dai talebani. Alcune persone LGBTQ hanno confessato alla CNN di essersi nascoste in stanze singole e scantinati per settimane, fissando i muri o guardando i propri telefoni senza sosta, aspettando qualsiasi accenno di via d’uscita. Tutti hanno amaramente detto di sentirsi abbandonati dalla comunità internazionale. Balkhi teme che la sua famiglia possa essere sterminata per aver nascosto consapevolmente una persona LGBTQ. Se i talebani la trovano è convinta che la lapideranno a morte in quanto lesbica.
Hasan
Hasan, studente gay, si è chiuso in casa per un mese, finendo il cibo. Un giorno ha ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto. Quando Hasan ha chiesto chi fosse, la voce di un uomo ha risposto: “Non parlare troppo, ti troveremo ovunque tu sia”. Da allora vive nel terrore. Hilal si è nascosto nel seminterrato della casa di un amico per 3 settimana. I talebani sono andati a casa sua a minacciare la famiglia, dicendo loro che se fosse tornato a casa l’avrebbero ucciso. “Siamo LGBT. Non è colpa nostra. È stato scritto come tale nel mio destino, nel mio spirito. Nessuno può cambiarlo. Tutto quello che possono fare è uccidermi”, ha detto Hilal.
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Entro quanti anni i " talebani "islamici faranno il loro ingresso con i pick-up a Piazza Navona?