Mentre il Ghana si preoccupa per una possibile legge anti-LGBT approvata in Parlamento, dal Botswana arriva invece un’enorme vittoria per la comunità LGBTQ+. Fino a due anni fa, il sesso gay era punibile dalla legge e comportava la reclusione fino a sette anni. L’illegalità dei rapporti tra due uomini era sancita dalla Sezione 164 del codice penale del Paese, sezione che nel giugno del 2019 l’Alta Corte del Botswana ha abbattuto.
Anche se, nonostante la legalizzazione, lo Stato è ben lontano da un riconoscimento dei diritti civili, si è trattato di una conquista non indifferente per le persone queer che, fino a quel momento, sono state schiacciate dallo spettro della prigione.
Le coppie dello stesso sesso, comunque, non venivano ancora riconosciute legalmente, nemmeno nella forma di unioni civili. Il Paese è ancora prettamente conservatore; già il decreto del 2019 rappresenta un provvedimento dai toni moderni che ancora non si era visto.
Non c’è da stupirsi, quindi, se immediatamente dopo la sentenza dell’Alta Corte alcuni conservatori guidati dall’avvocato Abraham M Keetshabe hanno sfidato la sentenza, a distanza di appena un mese. Gli attaccanti ricorsero in appello, proponendo di ristabilire la Sezione 164, parte delle leggi che risalivano all’età coloniale. È seguita un’estenuante battaglia legale durata ben due anni, culminata il 29 novembre con una sentenza altrettanto storica: la Corte d’Appello, presieduta dal giudice Ian Kirby, si è rifiutata di criminalizzare nuovamente il “sesso gay” con un voto unanime dei cinque giudici che la compongono. Nel motivare la decisione, le sue parole annunciano finalmente un taglio netto con il passato: «[Le sezioni del codice penale che vietano le relazioni tra persone dello stesso sesso] hanno esaurito la loro utilità, e servono solo a incentivare gli agenti di polizia a diventare guardoni e intrusi nello spazio privato dei cittadini».
Immediata è stata la reazione degli attivisti, anche mondiali, che hanno definito la decisione un’enorme vittoria per la comunità LGBTQ+.
«Una grande vittoria per la comunità LGBTQ in Botswana mentre la Corte d’Appello del Paese ha confermato una sentenza del 2018, depenalizzando le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso. Congratulazioni alla comunità LGBTQ, in particolare agli attivisti e a tutti coloro che hanno condotto quesa battaglia»
Queste sono state le parole che il gruppo per i diritti umani Rightify Ghana ha affidato a Twitter subito dopo la notizia della sentenza. A cui ha fatto eco la presidente di LEGABIBO (Lesbians, Gays and Bisexuals of Botswana) Sethunya Mosime: «Questo cambierà per sempre il panorama della democrazia, dei diritti umani e dell’uguaglianza in Botswana. Alla fine lo Stato non avrà nulla a che fare con quello che fanno due adulti consenzienti nella loro privacy».
[tweet id=”1465235240423677952″ /]La strada verso un pieno riconoscimento dei diritti delle persone queer nel Paese, così come nel resto dell’Africa, è ancora lunga e piena di ostacoli ma, come aveva ben espresso l’allora presidente di LEGABIBO Anna Mmolai-Chalmers dopo la sentenza del 2019, «questa decisione che cambia la vita in modo incredibile, anche se non corregge tutti i torti fatti ai singoli membri della comunità LGBT, è un passo verso il ripristino della nostra dignità di esseri umani».
© Riproduzione Riservata«Possiamo finalmente iniziare a costruire una società più tollerante. Il vero lavoro inizia ora»