Le preoccupazioni della comunità queer in Ghana non fanno che aumentare. Negli ultimi giorni si è tornato a parlare del Promotion of Proper Human Sexual Rights and Ghanaian Family Values Bill 2021, ovvero la proposta di legge anti-LGBT già trapelata lo scorso luglio (ve ne avevamo dato notizia qui). Tra le tante violazioni dei diritti umani, segnaliamo la reclusione fino a dieci anni per chiunque non sia eterosessuale o cis-gender, il divieto dell’uso di giocattoli sessuali, così come la pratica di sesso orale e anale e l’interruzione delle cure mediche per l’iter di transizione. Ebbene, questa assurda proposta potrebbe diventare realtà. Non sono state indicate date precise, ma pare che sia stata ufficialmente calendarizzata in Parlamento.
Per le Nazioni Unite la legge è una “ricetta per la violenza”, mentre c’è chi, dietro l’iter di legge, intravede l’ombra della pressione della lobby del diritto religioso americano. In Ghana attualmente l’omosessualità è punita con tre anni di reclusione e, negli ultimi mesi, da quando a marzo 2021 alcuni parlamentari hanno iniziato a parlarne, i casi di violenza contro le persone queer sono aumentati esponenzialmente. La legge renderebbe illegale per due persone dello stesso sesso anche il solo tenersi per mano in strada, e incoraggerebbe, nemmeno troppo velatamente, le terribili terapie di conversione, del resto molto care alla destra suprematista USA.
A seguito della notizia che vedrebbe la legge già in discussione in Parlamento, è intervenuto il Presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo. Il leader guida il Paese dal gennaio 2017. Notoriamente, Akufo-Addo non è un alleato della comunità. Era stato lui infatti tra i primi a dare voce al risentimento conservatore quando, poco dopo la sua elezione, alcuni movimenti per i diritti LGBTQ+ avevano aperto nuovi uffici nella capitale. Risalgono poi al febbraio 2021 le sue dichiarazioni circa il matrimonio egualitario. «Il matrimonio tra persone dello stesso sesso non verrà mai legalizzato sotto la mia presidenza» recitava il suo laconico intervento. Ora, quando lo spettro della legge minaccia di richiamare sul Ghana l’attenzione internazionale, politica e non solo, le parole di Akufo-Addo si fanno improvvisamente più pacate. Parlando alla radio ha affermato: «Mi auguro che il dibattito sia di per sé civile e che riconosceremo la necessità di essere tolleranti l’uno con l’altro quando ci sono opinioni opposte». Sebbene il vero pensiero del Presidente sia facilmente immaginabile, le sue parole nascondono una mirata operazione politica per raffreddare gli animi quando proclama che «sarà un merito della democrazia ghaniana se la questione verrà gestita nel modo corretto».
Diciamo che il vero modo corretto sarebbe archiviare questa legge, che non andrebbe nemmeno pensata, tantomeno discussa in un parlamento. L’ingresso della proposta nella discussione parlamentare è soltanto motivo di preoccupazione, poiché, a quel punto, l’approvazione è più che probabile. La legge ha del resto già raccolto l’approvazione di molti capi regionali, leader religiosi e dello stesso speaker del Parlamento, che in passato aveva definito la comunità queer una pandemia. I gruppi di attivisti intanto richiedono l’intervento delle Nazioni Unite: la comunità LGBTQ+ ghanese si sente in pericolo, ripetono a gran voce. La calendarizzazione del progetto di legge, seppur ormai scontata, ad oggi non è stata ancora fissata. Si spera che la discussione politica riesca a fermare il progetto di legge prima che entri in parlamento
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Una considerazione . le organizzazioni religiose cristiane detengono la stragrande maggioranza delle cd cliniche della conversione . Cominciando a perdere i guadagni in un occidente più attento ai diritti umani , ecco che cercano di continuare a sfruttare e colonizzare in questo modo l'Africa.