Bufera Netflix, Elliot Page e Angelica Ross sostengono i dipendenti transgender scesi in strada contro Chappelle

Accusato di transfobia, lo show comico The Closer è da settimane al centro di un terremoto. Netflix lo difende, e i suoi dipendenti si ribellano.

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Negli Usa continua a far rumore The Closer, spettacolo comico di Dave Chappelle accusato di transfobia. Nei giorni scorsi i dipendenti transgender di Netflix sono scesi in strada per protestare contro il colosso streaming, che ha deciso di tenere lo show all’interno della propria piattaforma, dopo averlo pagato qualcosa come 24 milioni di dollari. Ted Sarandos, CEO di Netflix, aveva difeso The Closer, perché a suo dire le battute omotransfobiche del comico non si tradurrebbero in “danni reali”. In un Paese che solo nel 2021 ha visto 40 persone transgender barbaramente uccise, sono parole che lasciano il segno.

Nelle ultime ore diverse star LGBT+ di alto profilo hanno pubblicamente condiviso il proprio sostegno ai dipendenti Netflix entrati in sciopero nella giornata di ieri. Elliot Page, volto della serie Netflix The Umbrella Academy, ha twittato: “Sono al fianco dei dipendenti trans, non binari e BIPOC di Netflix che combattono per più e migliori storie trans e per un posto di lavoro più inclusivo“.

Anche Jonathan Van Ness di Queer Eye, Angelica Ross di Pose e la giornalista Ashlee Marie Preston hanno preso parte ad un video Youtube in cui diversi volti noti hanno criticato Netflix per aver difeso Dave Chappelle. Van Ness ha dichiarato: “Famiglia trans, non binaria e intersessuale di Netflix, ti amo così tanto, ti mando così tanto amore e solidarietà e ti invio così tanta gratitudine per il lavoro che fai continuamente, il lavoro che la gente vede, il lavoro che la gente non vede, per creare un mondo più equo, per raggiungere in definitiva la liberazione LGBTQ“.

Il protagonista di Schitt’s Creek, Dan Levy, ha cinguettato. “Sto al fianco di ogni dipendente di Netflix che usa la propria voce per garantire un ambiente di lavoro sicuro e di supporto”. “Ho visto in prima persona quanto possa essere vitale la televisione quando si tratta di influenzare la conversazione culturale. Questo impatto è reale e funziona in entrambe le direzioni: positivamente e negativamente. La transfobia è inaccettabile e dannosa. Non è un dibattito“.

Wanda Sykes, che di recente ha recitato in The Other Two, ha chiesto ai suoi follower di essere solidale con tutto lo staff di Netflix che ha difeso i propri diritti e la propria dignità. Mae Martin, star e creatrice della commedia Netflix Feel Good, ha scritto su Instagram: “In piedi con i dipendenti di Netflix che usano la loro voce per iniziare una conversazione importante”. “Non penso che sia molto difficile essere divertenti senza ridicolizzare i gruppi emarginati e contribuire a una cultura della transfobia che si traduce direttamente in livelli sproporzionati di violenza, suicidio e discriminazione. Come persona trans/non binaria che lavora con Netflix, questo è stato un vero peccato, ma spero in una riflessione positiva e ponderata che vada avanti“.

Nello spettacolo comico tanto contestato, Dave Chappelle ha difeso J.K. Rowling e si è dichiarato una “TERF” (femministe radicali trans-escludenti), per poi ridicolizzare le persone trans. “Hanno cancellato J.K. Rowling – mio Dio. Effettivamente ha detto che il genere era un dato di fatto, la comunità trans si è arrabbiata come una merda, hanno iniziato a chiamarla TERF. Ma il genere è un dato di fatto. Ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, è dovuto passare attraverso le gambe di una donna per essere sulla Terra. Questo è un dato di fatto”.

Netflix, dopo le proteste dei propri dipendenti, ha fatto sapere di “apprezzare tutti i colleghi trans e i loro alleati. Capiamo la ferita profonda che è stata causata”. “Rispettiamo la decisione di qualunque dipendente che scelga di scioperare e riconosciamo che c’è ancora molto lavoro da fare sia dentro Netflix che nei nostri contenuti”.

Ted Sarandos, CEO Netflix, ha ammesso di aver fatto un ‘gran casino’ dal punto di vista comunicativo, nel difendere The Closer: “Ovviamente la narrazione ha un impatto reale nel mondo reale. Un impatto che può essere estremamente positivo ma può anche essere negativo. Chiaramente ho rovinato la comunicazione interna all’azienda, avrei dovuto gestirla con più umanità. Voglio dire che avevo un gruppo di dipendenti che stavano provando un grande dolore per via di una nostra decisione. E questo doveva essere capito prima di agire e io non l’ho fatto“.

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