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Lo scorso 20 Marzo è stato ritrovato il corpo della ventiseienne Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie, nota pornostar milanese. Sfregiata sul volto, fatta a pezzi e lasciata dentro dei sacchi dell’immondizia presso le alture di Borno – in provincia di Brescia – gli investigatori hanno ricondotto l’identità della vittima grazie ai suoi 11 tatuaggi rimasti sulla pelle, riconosciuti subito da famigliari e fan dell’attrice. Carol è stata uccisa lo scorso Gennaio da Davide Fontana, vicino di casa 43 enne che ne avrebbe conservato il corpo in congelatore, per poi sbarazzarsene gettandolo dal dirupo. L’uomo è accusato di omicidio volontario, aggravato, distruzione e occultamento del cadavere.
Maltesi – cresciuta sulle rive del Vergano da genitori italiani e olandesi e anche madre dal 2016 –dopo aver lavorato per qualche anno come commessa, durante il primo lockdown si era avvicinata al mondo del porno, aprendo il suo canale Only Fans sotto lo pseudonimo di Charlotte Angie. L’attrice si esibiva anche dal vivo presso numerosi locali italiani. Tra le ultime apparizioni, avrebbe dovuto tenere uno show al Luxy Club di Milano per il Luxy Erotik Festival 2, dal 11 al 13 Marzo, a cui non si presentò mai.
Nel Novembre 2020, per la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, aveva pubblicato un video su Instagram: “Le donne non sono solo vittime di violenza fisica, ma anche psicologica, spesso nei riguardi di altre donne” diceva “Me ne sono accorta da quando sono diventata mamma“.
Una storia orribile ma non un caso isolato, bensì l’ennesimo scempio di una violenza sistemica, perpetuata da secoli e insita nella nostra società. Un’altra donna libera e fiera di utilizzare il proprio corpo come voleva, uccisa non dalla gelosia o fantomatici raptus d’ira, ma da una cultura del possesso che oggettifica e controlla i corpi femminili a proprio piacimento, fino a distruggerli.
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