Mercoledì scorso, durante l’Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia il presidente leghista Andrea Ostellari trovava un cavillo, ovvero l’articolo 51, comma 1, del Regolamento del Senato, per allungare ulteriormente i tempi nei confronti della calendarizzazione del DDL Zan.
Quando in Commissione sono presenti più testi di contenuto omogeneo, infatti, questi testi devono essere abbinati per la discussione. Ma se il DDL Zan era stato assegnato alla Commissione Giustizia “in sede redigente”, altri testi di analogo contenuto (firmati Monica Cirinnà, Alessandra Maiorino, Julia Unterberger ed Elvira Evangelista) erano stati assegnati alla Commissione “in sede referente”. La decisione sull’assegnazione è così passata alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, eletta con Forza Italia, conservatrice, cattolica e nel 2016 dichiaratamente contraria alla legge sulle unioni civili. Non propriamente ciò che si dice “alleata della comunità LGBT”.
Ebbene 7 giorni fa Alessandro Zan, deputato Pd, sottolineava come l’ufficio di presidenza avesse trovato “una sorta di mediazione per garantire la calendarizzazione del DDL per la settimana prossima“, ovvero questa, immaginando che Casellati potesse risolvere la questione in un paio di giorni al massimo. Questo perché si trattava di un passaggio tecnico di rapida soluzione. C’è un DDL già approvato alla Camera in attesa del via libera per la discussione in Commissione, in modo da poter poi sbarcare al Senato. Cosa altro c’è da aggiungere? Niente, in linea teorica.
Eppure domani saranno passati 7 giorni da quella mediazione in Commissione, con la presidente Casellati che non ha ancora proferito parola, mosso un dito. Ciò che la scorsa settimana sembrava un semplice passaggio tecnico in più voluto dalla Lega per allungare ulteriormente i tempi, sta confermando i timori iniziali ampliandoli ulteriormente, perché nessuno poteva immaginare che la seconda carica dello Stato non riuscisse a risolvere la questione nell’arco di una settimana. Domani si sarebbe dovuto tenere l’eventuale ufficio di presidenza per calendarizzare il DDL, nel caso in cui Casellati fosse intervenuta per tempo, ma questo non è accaduto. E a questo punto chissà quando accadrà. Nell’attesa il tempo passa, le lancette dell’orologio continuano a correre, i casi di omotransfobia si sommano e la vita della legislatura diminuisce sempre più.
Ed è qui che noi ci appelliamo alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, affinché possa/voglia risolvere nel più breve tempo possibile questo cavillo procedurale, in modo da sbloccare definitivamente l’insostenibile impasse che da mesi tiene in ostaggio una legge di civiltà che in qualunque modo la si pensi dovrebbe essere discussa, votata ed eventualmente approvata anche al Senato. Non è più lontanamente accettabile che la politica nostrana continui a giocare al burocrate di Palazzo che sposta una carta per nascondere un faldone sulla pelle di una comunità che quotidianamente viene discriminata, aggredita, insultata.
Il tempo del rimpiattino è finito. Calendarizzate il DDL Zan.
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E' tutto nelle mani di questa nobile Signora il DL San , senza se e senza ma . E se organizzassimo un " mail bombing" per il n.2 della nostra Repubblica?