La giornalista Elena Milashina, considerata l’erede della giornalista uccisa da russi e ceceni Anna Politkovskaja, è stata attaccata e picchiata selvaggiamente in Cecenia, dove attualmente è ricoverata.
Una foto apparsa su Twitter mostra Milashina con la testa rasata, le mani fasciate e coperta da una sostanza verde (un antisettico). Ha subito la frattura di alcune dita delle mani.
Le persecuzioni dei gay nella Cecenia del feroce Kaydorv sono ormai storia. Circa un anno avevamo intervistato Miron Rozanov, addetto stampa di Crisis Group “NC SOS”, organizzazione che dal 2017 aiuta la comunità Lgbt+ in quell’area del mondo. In Cecenia, la persecuzione verso le persone LGBTQIA+ è un protocollo istituzionale: in questo articolo alcuni video esplicativi (TRIGGER WARNING)
Era il 2017 quando Gay.it diede la prima notizia:
Cecenia: aperto un campo di concentramento per omosessuali
Ma lo sguardo del mondo interò si spalancò sull’orrore soltanto un paio d’anni dopo. Il 1° aprile del 2017 il mondo scopriva l’omocausto ceceno. Una repressione voluta e guidata da Ramzan Achmadovič Kadyrov, da tempo considerato il più fedele alleato di Vladimir Putin il quale, come ogni tiranno sul viale del tramonto, vede ora anche la Cecenia e l’esercito privato di Kadyrov come potenziali traditori, come già avvenuto per la Wagner di Prigozhin (a sua volta travolto da una propaganda omofobica nel video “È un fr*cio, l’ho scop**** in bocca”: vedi qui).
A quanto si apprende Elena Milashina si trovava sulla strada che collega l’aeroporto a Grozny e stava lavorando per Novaya Gazeta a un’inchiesta sulla persecuzione dei gay in Cecenia, quando la sua auto è stata circondata da un gruppo di uomini mascherati che l’hanno prima picchiata e poi le hanno rasato i capelli. Oggi Elena avrebbe voluto documentare il responso contro Zarema Musaeva, moglie dell’ex giudice di origine cecena Saidi Jangulbaev che si era opposto alla ferocia di Kadyrov.
Al momento dell’aggressione Elena Milashina era accompagnata dall’avvocato Alexander Nemov, che a sua volta è sta picchiato e ferito con una coltellata alla gamba. Prima di andarsene, gli aggressori hanno gridato: “Sei stata avvertita, vattene da qui e non scrivere niente”.
Qualche tempo fa avevamo raccontato la storia di Salman, deportato e massacrato per presunta omosessualità.
Da anni raccontiamo senza sosta quanto accade in Cecenia, qui tutto lo storico >
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