Ha fatto ovviamente clamore l’annuncio della Commissione europea che ha ieri adottato una strategia per raggiungere la piena eguaglianza delle persone LGBT+ in tutto il territorio dell’Unione europea. Un piano che ha raccolto il consenso di Alessandro Zan, deputato Pd nonché relatore della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, che ha chiesto al Senato un’approvazione rapida, “per un’Italia più giusta, più solidale, più europea“.
Applausi anche da parte di Laura Boldrini, deputata Pd che si è augurata pubblicamente che questo “vento forte dei diritti dall’Europa giunga in Italia, per una rapida approvazione della legge contro l’omotransfobia e la misoginia“.
A chiudere il trittico di consensi in area Partito Democratico Monica Cirinnà, senatrice nonché madre delle unioni civili, che ha rimarcato come “l’UE si dimostra ancora una volta baluardo dell’uguaglianza e dei diritti, continuando un percorso di sviluppo verso una Unione sempre meno “solo economica” e sempre più “anche politica”, coerentemente con i valori che la ispirano. È un passo importante, soprattutto se pensiamo a quegli Stati membri nei quali la condizione delle persone LGBT+ è ancora (o nuovamente!) associata a stigma e discriminazione, come la Polonia e l’Ungheria. Anche all’Italia, però, la strategia europea ha molto da insegnare: con l’Europa, siamo allora chiamati ad approvare in fretta la legge Zan contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo; siamo chiamati a ripensare il nostro diritto antidiscriminatorio, rimasto fermo al 2003; e siamo chiamati a ragionare in modo serio e senza pregiudizi su matrimonio egualitario e pieno riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Bellissimo che questo insegnamento venga anzitutto da due donne: Ursula von der Leyen – una popolare, a dimostrare quanto sia diverso il fronte conservatore in Italia e nel resto d’Europa – e la Commissaria all’Eguaglianza Helena Dalli. L’Italia europea dia il suo contributo per la piena attuazione di questa strategia, con coraggio e orgoglio“.
Affrontare la discriminazione, garantire la sicurezza delle persone LGBTI e costruire società più inclusive sono le tre principali aree d’intervento all’interno dell’UE contenute nella strategia, con la Commissione Europea che si è inoltre impegnata a guidare gli sforzi internazionali per garantire i diritti umani delle persone LGBTI nel mondo. La strategia propone, tra le altre cose, di estendere l’elenco dei reati dell’Ue ai crimini d’odio, compreso l’incitamento all’odio omofobico, e di presentare una normativa sul riconoscimento reciproco della genitorialità in situazioni transfrontaliere. Si riconosce poi la dannosità di pratiche come gli interventi chirurgici cosmetici, non salva-vita e non consensuali su neonati e adolescenti intersessuali della medicalizzazione forzata di persone trans e delle cosiddette «terapie riparative».
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