L’identità di genere e l’orientamento sessuale sono aspetti chiave dell’essere umano, e comprendere queste dimensioni è essenziale per costruire una società equa e inclusiva, dove ogni individuo è rispettato nella sua unicità e diversità.

Il focus di questo articolo è centrato sui termini “transgender” e “trans*”. L’obiettivo è illuminare, informare e sgombrare il campo dai numerosi pregiudizi e fraintendimenti che ancora avvolgono queste identità. L’asterisco accanto a “trans” non è un mero accessorio stilistico. Esso rappresenta un potente segnale di inclusione. Quando utilizziamo l’espressione “persone trans*”, stiamo infatti includendo non solo uomini e donne transgender, ma anche tutte quelle persone che si identificano in identità non binarie o di genere non conforme. In tal modo, celebriamo e riconosciamo la ricchezza e la diversità delle esperienze legate all’identità di genere, sfidando e superando la tradizionale dicotomia uomo-donna.

Questa guida è stata redatta per offrire una panoramica chiara e dettagliata, utile sia a chi già conosce la materia, sia a chi si avvicina per la prima volta al mondo trans*. La conoscenza è il primo passo verso l’empatia e la comprensione. Per questo, vi incoraggiamo a diffondere queste informazioni all’interno delle vostre comunità, tra familiari, amic* e collegh*. Promuovendo la consapevolezza e la cultura del rispetto, possiamo costruire insieme una società più giusta e accogliente per tutt*.

Comprendere il significato di transgender e trans*

guida al significato del termine transgender

L’argomento relativo alle identità di genere è complesso e in continua evoluzione, in particolare riguardo alla terminologia utilizzata. Negli anni, il linguaggio usato per descrivere le identità di genere ha attraversato diverse fasi, riflettendo la crescente consapevolezza e sensibilità sociale.

Il termine “transessuale“, nato in un contesto medico, era inizialmente utilizzato per indicare coloro che si sottoponevano a interventi chirurgici per allineare il proprio corpo con l’identità di genere percepita. Tuttavia, questo termine è ora considerato obsoleto e potenzialmente riduttivo. La parola “transgender“, emersa negli anni ’90, ha preso il posto di “transessuale”, fungendo da termine ombrello per includere tutte quelle persone che non si identificano nel genere assegnato alla nascita, indipendentemente dalla decisione di sottoporsi o meno a interventi chirurgici o terapie ormonali.

Utilizzare il termine “trans*” con l’asterisco amplia ulteriormente la comprensione, includendo una vasta gamma di identità di genere, come quelle non binarie e di genere non conforme. Una persona trans* non si identifica necessariamente con il sesso opposto a quello assegnato alla nascita e potrebbe non aderire alla tradizionale binarità uomo-donna

Facciamo qualche esempio. Un uomo trans è un individuo che, pur essendo stato assegnato come femmina alla nascita, si identifica come uomo. Una donna trans è una persona che, sebbene assegnata come maschio alla nascita, si identifica come donna. Ci sono anche persone trans* che non si sentono completamente allineate a nessuna delle due categorie di genere tradizionali (uomo-donna) e potrebbero identificarsi come non binarie o di genere non conforme.

La scelta, inoltre, di utilizzare “uomo trans” e “donna trans” anziché termini, ormai desueti, come FtoM (Female to Male) o MtF (Male to Female) è intenzionale, sottolineando che le persone trans* sono sempre statə e sono sempre loro stessə, indipendentemente dal percorso di affermazione di genere intrapreso. 

È preferibile, infine, utilizzare il termine “percorso di affermazione di genere” rispetto a “transizione di genere o “trasformazione di genere”. Come si potrebbe intuire dal termine stesso, il “percorso di affermazione di genere” non è un semplice “cambiamento”. Piuttosto, è l’evoluzione e l’affermazione dell’identità di genere di un individuo, affermando chi sono stati sempre. Questo percorso può o non può includere terapie ormonali, interventi chirurgici e altre procedure mediche. Ciò che è fondamentale è il diritto di ogni individuo di essere informato in modo completo e onesto sulle scelte disponibili e sui potenziali rischi, e la necessità di un consenso informato prima di intraprendere qualsiasi decisione medica. Approfondiamo, qui di seguito, questo particolare tematica. 

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Transgender e percorso di affermazione di genere

chi sono le persone transgender

La complessità e l’unicità dell’esperienza transgender/ trans* richiedono una comprensione profonda, lontana dai pregiudizi e dai cliché. Una delle sfaccettature più delicate e personali di questa esperienza è il percorso di affermazione di genere. Questo percorso, come abbiamo visto, rappresenta un viaggio di autodefinizione e realizzazione personale, nel quale la persona cerca di allineare il proprio aspetto esteriore e/o il proprio corpo con la propria identità di genere interiore.

È essenziale nuovamente sottolineare che non c’è un “unico modo” di vivere o di attraversare il percorso di affermazione di genere. Mentre alcune persone trans* possono decidere di sottoporsi a terapie ormonali o interventi chirurgici, altre possono sentirsi a proprio agio con la sola modifica dell’espressione di genere attraverso vestiti, acconciature o altri mezzi non medici.

Prima di intraprendere qualsiasi trattamento medico, è fondamentale che la persona sia completamente informata sui vari step del percorso, sui potenziali rischi e benefici e sull’irreversibilità di alcune procedure. Questo concetto di consapevolezza si traduce nell’importante principio del “consenso informato“.

La Legge n. 219/2017 sancisce che ogni persona ha il diritto di accettare o rifiutare un trattamento medico dopo essere stata adeguatamente informata sulla sua natura e sulle sue conseguenze. Questa legge rispecchia il principio costituzionale, delineato nell’art. 32 della Costituzione italiana, secondo cui nessun individuo può essere obbligato a sottoporsi a un trattamento medico contro la propria volontà. La firma di un consenso informato scritto non è solo un atto formale, ma rappresenta la libera e consapevole decisione dell’individuo di procedere, e può essere revocata in qualsiasi momento.

Infine, per chi desidera intraprendere un percorso di affermazione di genere in Italia, ci sono risorse utili come Infotrans.it. Questo portale offre un elenco dettagliato di centri specializzati sul territorio nazionale, offrendo alle persone transgender/ trans* e a chiunque desideri informarsi, una mappa dei servizi di alta qualità e competenza.

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Differenze tra transgender e transessuale

significato di transgender

Nel contesto contemporaneo, la comunità trans* e gli esperti di genere stanno allontanandosi dall’uso del termine “transessuale” a favore dei termini più inclusivi e meno medicalizzanti “transgender” e “trans*”. Questa evoluzione riflette un cambiamento nell’approccio al tema delle identità di genere, che non vengono più viste esclusivamente attraverso una lente medica o biologica.

Il termine “transgender” ha guadagnato popolarità e accettazione a partire dagli anni ’90 come un termine ombrello. Questo termine è stato ideato per essere inclusivo, abbracciando una vasta gamma di identità e espressioni di genere che non si allineano necessariamente con il sesso assegnato alla nascita. A differenza di “transessuale“, un termine coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell e poi popolarizzato attraverso il libro “Il fenomeno transessuale” di Harry Benjamin nel 1966, “transgender” non implica un percorso medico-chirurgico specifico.

Nell’uso contemporaneo, il termine “transessuale” è spesso associato a un percorso medico rigoroso che può includere terapie ormonali e interventi chirurgici di riassegnazione del sesso. Ma, come abbiamo più volte sottolineato, non tutte le persone transgender scelgono o possono permettersi di intraprendere tali percorsi medici. In altre parole, mentre il termine “transessuale” potrebbe suggerire un passaggio “da punto A a punto B”, la terminologia “transgender” e “trans*” enfatizza la variabilità e la fluidità dell’esperienza di genere, permettendo una maggiore inclusività.

Per questo, è diventato sempre più comune utilizzare “transgender” e “trans*” in quanto termini che riconoscono una più ampia gamma di esperienze e identità, spostando il focus dalla medicalizzazione alla celebrazione delle identità di genere non conformi al tipico binario imposto dalla società.

Chiedere alle persone come preferiscono essere identificate rimane, ad ogni modo, un passo fondamentale per mostrare rispetto e comprensione verso la loro individualità. 

Differenze tra “transgender” e “cisgender”

cosa vuol dire transgender

Il termine “cisgender” è diventato più noto e utilizzato a partire dagli anni ’90, proprio come il termine “transgender”. Tuttavia, mentre “transgender” è un termine ombrello che include chiunque non si identifichi con il genere assegnato alla nascita, “cisgender” descrive coloro che si identificano con il genere che corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Recentemente, il termine è stato addirittura inserito come opzione in alcune app di incontri, riflettendo una maggiore consapevolezza e inclusività nelle questioni di genere.

Secondo il Dizionario Inglese di Oxford, una persona “cisgender” o “cisessuale” è una persona a proprio agio con il genere che le è stato assegnato alla nascita. Questo significa che se una persona nasce con attributi fisici tipicamente associati al sesso maschile e si identifica come maschio, quella persona è un uomo cisgender. Allo stesso modo, una persona che nasce con caratteristiche fisiche tipicamente femminili e si identifica come femmina è una donna cisgender.

È fondamentale notare che affermare “siamo tutti cisgender” è un errore. Tale affermazione dimostra una mancanza di comprensione delle complesse realtà legate all’identità di genere. Non tutte le persone sono cisgender perché non tutte le persone si identificano con il genere assegnato alla nascita. Tale affermazione potrebbe essere vista come esclusiva o invalidante per le persone transgender/ trans*  o per chi non si colloca in modo netto entro i binari di genere tradizionali.

Mentre i termini “cisgender” e “transgender” appartengono allo stesso campo semantico relativo all’identità di genere, rappresentano esperienze diametralmente opposte. “Cisgender” si riferisce a un’esperienza di genere che allinea con le aspettative sociali e biologiche tradizionali, mentre “transgender” include una gamma più ampia e variegata di identità e esperienze di genere.

La bandiera della comunità transgender

bandiera transgender significato

La bandiera transgender è uno dei simboli più iconici e riconoscibili associati all’identità e ai diritti trans*. Ideata da Monica Helms, una veterana della Marina degli Stati Uniti e attivista transgender, nel 1999, la bandiera è stata progettata per rappresentare la diversità e la complessità dell’esperienza transgender.

La bandiera è composta da cinque strisce orizzontali di colori diversi

  • Le strisce celesti all’estremità superiore e inferiore della bandiera rappresentano il genere maschile. Questo colore è spesso associato alla mascolinità in molte culture. 
  • Le strisce rosa nel centro simboleggiano il genere femminile, con il rosa che è comunemente associato alla femminilità. 
  • La striscia bianca centrale ha un significato multiplo: rappresenta le persone in transizione o in fase di affermazione del proprio genere, ma accoglie anche le identità intersessuali e non binarie.

Una delle caratteristiche più uniche e significative della bandiera è la sua simmetria. Indipendentemente da come viene sventolata o appesa, la bandiera sarà sempre “corretta”, un concetto che Monica Helms ha sottolineato come metafora della ricerca di autenticità e correttezza nella vita delle persone transgender. Questa simmetria è anche un simbolo potente di inclusività, suggerendo che, non importa da quale angolazione si guardi l’esperienza transgender, essa è valida e meritevole di rispetto e riconoscimento.

Nel corso degli anni, la bandiera è stata adottata a livello globale e si può vedere sventolare in una varietà di contesti, da marce per i diritti civili a eventi sociali e spazi dedicati all’empowerment della comunità LGBTQ+. Ha anche trovato un posto in musei e istituzioni accademiche come simbolo di lotta per l’uguaglianza di genere e come riconoscimento della diversità all’interno della comunità trans*.

La bandiera transgender non è solo un pezzo di stoffa colorata: è un simbolo potente e poliedrico che incarna la varietà delle identità e delle esperienze all’interno della comunità trans*. Simboleggia la lotta per il riconoscimento, l’uguaglianza e la dignità, e funge da segno tangibile dell’unità e dell’identità condivisa.

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