Nella giornata di ieri Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, ha ribadito l’urgenza del DDL Zan, blindandolo da qualsivoglia sorpresa in Senato. Dinanzi ai senatori del Pd, Letta è stato chiaro. “Mi assumo la responsabilità di chiedervi di approvare la legge così com’è“. Parole che hanno suscitato il plauso di molti e i mugugni di alcuni. Tra questi gli ex renziani Andrea Marcucci e Stefano Collina, Valeria Valente, Valeria Fedeli e Mino Taricco.
Senatori che hanno invece pubblicamente chiesto modifiche al DDL, a rischio naufragio se dovesse tornare alla Camera dei Deputati. Monica Cirinnà, senatrice Pd che ha ieri celebrato i 5 anni delle ‘sue’ unioni civili, ha in tal senso chiesto compattezza ai colleghi, perché con il DDL Zan il Pd si sta letteralmente giocando la faccia.
Al vertice della piramide dell’odio c’è la misoginia, seguita da omolesbobitransfobia e dall’abilismo. Un odio che nasce da una base, comune: gli stereotipi che riguardano le donne, le persone LGBT+ e le persone con disabilità, che sono radicati nella nostra società ancora intrisa di cultura patriarcale. Dunque, la matrice culturale della violenza contro le donne e contro gli altri percepiti come ‘diversi’ è la stessa. Nel testo Zan si pone una distanza netta tra opinione e istigazione all’odio e alla violenza. Tutte le leggi in tema di violenza contro le donne rimangono in piedi. Nel ddl Zan ci si occupa dell’odio e della violenza pubblica contro le donne. Ognuna di noi è stata toccata dall’odio misogino, è un risultato politico ottenere un’ulteriore protezione. E’ dunque necessario chiudere e votare presto questo testo. Si possono perdere voti ma non la dignità, su questo testo il Pd si gioca la dignità.
Via Instagram nel corso di una diretta con Alessandro Zan, Cirinnà ha poi provato anche a fare una previsione temporale sulle prossime tappe parlamentari legate al DDL Zan: “Contiamo di andare in aula senza relatore entro l’estate, perché poi ci saranno le amministrative, la legge di bilancio e l’elezione del capo dello Stato. Abbiamo poco tempo per fare un lavoro di ascolto, pari dignità e rispetto di tutte le idee ma dobbiamo avere il coraggio di decidere. La mediazione raggiunta alla Camera è sicuramente l’unico punto di caduta. Nessuna legge è perfetta, si poteva fare tutto meglio ma il meglio è nemico del bene nel momento in cui puoi chiudere una partita. I diritti sono identitari per il Pd, difendiamo tutte le posizioni ma tutti insieme dobbiamo ottenere il risultato”.
Simona Malpezzi, capogruppo Pd al Senato, ha invece smentito le voci che parlavano di ‘divisioni’ all’interno del partito sul DDL Zan. “Questa era la prima volta che il gruppo discuteva insieme la legge. È stata una bella discussione e il nostro è un gruppo che sa discutere e capire l’obiettivo politico, che è portare a casa la legge Zan. Continueremo a discutere anche dopo le audizioni e Letta ha già detto che tornerà ad incontrare il gruppo. Non smetteremo di confrontarci e il centrodestra non si può permettere di dire che anche nel Pd c’è chi non è d’accordo sul ddl Zan. Loro hanno un impianto culturale diametralmente opposto al nostro. Quella tra di noi è una discussione interna a un campo di valori ben preciso ne nulla a che fare con il centrodestra”.
Tempo per discutere, adesso, ce n’è. D’altronde il DDL Zan ha passato un anno in commissione giustizia alla Camera, prima di sbarcare a Montecitorio, con approvazione avvenuta lo scorso novembre. Tutto sta nel non cambiare il disegno di legge, perché un terzo passaggio parlamentare, come precisato ieri da Letta, sarebbe un vero suicidio politico.
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