@MonicaCirinna porta in aula le parole della comunità trans, leggendo l’appello di Porpora Marcasciano ai senatori.
“Dare a noi non significa togliere ad altri, significa dare a noi, a tutti, una società più bella e giusta”.
Grazie senatrice🏳️⚧️👏#ddlZan #votate_oggi_DdlZAN pic.twitter.com/klhSbgQi2H— ApocaFede (@DrApocalypse) July 14, 2021
Un lungo, commosso, accorato intervento. Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico, è oggi intervenuta in Senato, smontando una ad una le tante, troppe fake news che ancora oggi circolano sul DDL Zan. Proprio tra i banchi di Palazzo Madama.
Mascherina rainbow sul volto, Cirinnà ha sottolineato come il testo Zan si occupi di “uguaglianza, di parità sociale, cioè di eguaglianza“. E niente più. “Aver dovuto votare l’incardinamento è una cosa inaudita, e si è sbloccato solo grazie agli influencer che tanti blandiscono, e temono, all’opinione pubblica e alle mobilitazioni del movimento LGBT e femminista“. “Il DDL Zan Si occupa di dare attuazione all’articolo 3 della Costituzione, una norma fondamentale, sulla quale non dovrebbero esserci differenze. Lo fa estendendo le norme penali già esistenti – quelle contenute nella legge Mancino – per proteggere alcune fondamentali dimensioni della personalità: sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Niente altro, nessuna delle fake news che vengono continuamente agitate. Fake news che sono gravissime perché ognuna di esse è una coltellata alla dignità delle persone LGBT+ nel nostro Paese“.
Cirinnà ha fatto presente come “114 associazioni LGBT” abbiano chiesto ai senatori della Repubblica di approvare il DDL Zan senza alcuna modifica. “Il movimento LGBT italiano, in modo praticamente unitario, dice meglio nessuna legge piuttosto che una cattiva legge. Non ci accontentiamo dell’aggravante semplice dell’articolo 61, abbiamo bisogno di tutele più forti per queste soggettività. Si resterà liberi di dire quel che si pensa, ma non si sarà liberi di istigare all’odio e alla violenza. Il DDL Zan non mette a rischio la libertà di espressione, non si occupa di regolare la circolazione delle idee nello spazio pubblico di questo Paese, ma solo e soltanto di proteggere la dignità delle persone, punendo solo le condotte idonee a determinare un concreto politico di violenza e discriminazione“.
“Non è vero che si introducono nuovi reati, se ne estendono altri già esistenti, viene esteso il reato di propagande delle idee. Su cosa dobbiamo ancora discutere, abbiamo mediato sull’identità di genere, sulle scuole, sulla libertà del pensiero, perché cambiare idea adesso dopo averlo già votato alla Camera“, si è domandata la senatrice Pd, poi segnata dalla commozione nel leggere una lettera scritta da Porpora Marcasciano, storica attivista LGBT nazionale e presidente del MIT.
Con la voce rotta dall’emozione, Cirinnà ha chiesto di poter portare in aula la voce delle persone trans, che chiedono protezione allo Stato.
Mi chiamo Porpora Marcasciano, sono presidente del MIT. Attivista militante dagli anni ’70, la mia voce è la stessa di 400.000 persone trans. La stima è dell’istituto superiore di sanità, ferma al 2019. Vi chiedo di non bloccare il DDL Zan, che arginerebbe soprusi e violenze, che quotidianamente siamo costretti a subire. Prima di pronunciarvi, vi chiedo di comprendere o quantomeno di approfondire il significato che ha per noi la frase identità di genere. Nessuno ci ha convocato, ascoltato. I nostri vissuti non vi sono arrivati. Lo avremmo gradito, perché state legiferando sulla nostra vita. L’Italia è il primo posto in Europa per numero di vittime di transfobia. I trans italiani chiedono ai parlamentari di adeguarsi ai tempi e di vedersi attorno, agli altri Paesi. Dare a noi non significa togliere ad altri, significa dare a noi, a tutti e tutte, una società più bella e più giusta.
Ecco perché la cosiddetta mediazione, non va bene. E il testo Scalfarotto, non va bene. Non è la stessa cosa parlare di transfobia e identità di genere, ha concluso Monica Cirinnà. “Se la questione oggetto della norma non è nominata, la questione non esiste. La comunità chiede di esistere e di essere protetta.“.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.