Alla vigilia del 25 novembre, giornata contro abusi e maltrattamenti sulle donne, Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità nel governo Meloni, ha difeso J.K. Rowling, da anni aspramente criticata per le sue dichiarazioni apertamente transfobiche.
Alla Camera dei Deputati, Roccella ha sottolineato come “la differenza sessuale è scritta nel corpo e bisogna garantire l’inviolabilità e la libertà dei corpi femminili. Oggi abbiamo vecchie forme di potere patriarcale, di discriminazione e prevaricazione che si sovrappongono a forme nuove, più subdole e insidiose, a nuovi dispositivi di potere come la frantumazione del corpo materno, la sua immissione sul mercato o la difficoltà a nominarsi come donne e abbiamo visto che turbine di accuse si è scatenato contro una scrittrice famosa come la Rowling per aver affermato solo che non rinunciava a nominarsi come donna e non come persona con l’utero“.
Peccato che Rowling abbia detto e continui a dire anche altro, contro le donne transgender da lei non considerate realmente donne, perché “non hanno le mestruazioni”. La destra internazionale ha provato a far passare la madre di Harry Potter come ‘vittima’ di chissà quale congiura ardita da una fantomatica lobby gay, se non fosse che Rowling sia chiaramente libera di esprimere le proprie opinioni, continui a farlo su Twitter quasi quotidianamente e soprattutto a far milioni di sterline grazie alla miliardaria saga del maghetto, che mai ha conosciuto crisi anche dinanzi alla sua transfobia ampiamente diffusa.
“Il femminicidio, su cui abbiamo dati spaventosi, è la punta dell’iceberg di una situazione più ampia di violenza contro le donne che si fonda sulla relazione di potere uomo-donna, quella che un papa, non una femminista, cioè Benedetto XVI ha definito la perversione del dominio di un sesso sull’altro“, ha proseguito la ministra Roccella. “Come donne abbiamo percorso un lungo cammino, a livello nazionale e internazionale sono stati messi in atto molti strumenti contro la violenza, affinché le donne siano libere di lavorare, di vivere, di uscire la sera – ricordo il vecchio slogan ‘Riprendiamoci la notte’ – libere di essere e di non essere madri, libere di essere insomma se stesse, protagoniste della propria vita senza paura”. “Le donne spesso vengono dipinte come vittime – ha concluso – e lo sono della violenza maschile, ma le donne sono forti e in grado di ribellarsi, non sono insomma vittime predestinate. Devono far emergere la propria forza, e il compito della politica e della società è non farle sentire sole. Per battere la logica del dominio di un sesso sull’altro bisogna rispettare e valorizzare la differenza sessuale che è la differenza che struttura il corpo umano. La differenza nella storia è stata usata come strumento di oppressione, discriminazione, subalternità oppure è stata ignorata e costretta negli schemi maschili. Una ex ministra norvegese, credo la prima a portare il figlio in aula e ad allattarlo, ha detto che c’è ingiustizia quando persone uguali vengono trattate in modo diverso e viceversa. Per avere più giustizia la differenza va rispettata, considerata e valorizzata. È questa la leva per scardinare la cultura della violenza“.
Roccella, come dimenticarlo, propose l’abolizione/modifica delle unioni civili nel 2018, per poi attaccare il DDL Zan. In passato disse che “a livello statistico non credo ci sia un’emergenza che riguardi la violenza sugli omosessuali”. Ex radicale, antiabortista, contraria al fine vita e alla fecondazione assistita, ha recentemente ribadito anche la propria contrarietà alla stepchild adoption, perché “un bambino deve avere una madre e un padre”. I diritti LGBTQI+, all’interno del suo ministero per le pari opportunità, semplicemente parrebbero non esistere.
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