Siamo entrati nell’ultima settimana di una campagna elettorale da brividi, con il voto di domenica 25 settembre che potrebbe regalare all’Italia il suo governo più a destra della storia repubblicana.
Dopo avervi raccontato tutti i programmi politici in relazione al tema dei diritti, è Amnesty International a fare una richiesta ufficiale ai partiti che tra pochi giorni si sfideranno alle urne, sottolineando come proprio sui diritti umani, in un contesto di forte incertezza, tra crisi pandemica, conflitti e instabilità economica, non si possa tornare indietro.
“Vogliamo un governo e un parlamento formati da persone impegnate a sostenere le libertà fondamentali, per istituzioni libere da odio e discriminazione”.
Per questo è nato un manifesto con le richieste di Amnesty ai candidati e alle candidate alle elezioni politiche, chiamat* ad un’adesione esplicita. 101, ad oggi, le adesioni pubbliche. Al punto 4 c’è un netto “basta” alla discriminazione, con tanto di raccolta firme per sostenere il DDL Zan.
“Ogni giorno moltissime persone vengono discriminate sulla base del proprio genere, disabilità o appartenenza alla comunità LGBTQIA+“, si legge nel documento. “Chiediamo alle forze politiche di estendere i dispositivi di legge a contrasto della discrimiazione e della violenza previsti dalla normativa italiana agli atti discriminatori nei confronti delle persone LGBTQIA+, alla misoginia e all’abilismo. Chiediamo anche di sistematizzare e incrementare i meccanismi di raccolta dei dati relativi agli atti discriminatori fondati su queste basi“.
Il punto 1 è tutto dedicato alla ‘libertà di scelta’, alla diffusione della cultura del consenso, garantendo inoltre “servizi sanitari appropriati e accessibili, prevedendo l’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole“.
Il punto 2 chiede di ripensare l’approccio alla migrazione, tuonando: “Prima le persone, poi le frontiere”.
Il punto 3 guarda alla giustizia climatica, mentre il punto 5 chiede una nuova legge sulla cittadinanza. Con il punto 6 si punta alla protezione della popolazione civile nei conflitti, mentre il punto 7 propone la nascita di un’autorità nazionale per i diritti umani. La “dignità per chiunque” è alla base del punto 8, con il punto 9 che chiede basta razzismo nelle istituzione. Il punto 10 rimarca ciò che dovrebbe essere ovvio, ovvero il diritto alla protesta pacifica.
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