Corse notturne e umiliazioni pubbliche per testare la propria mascolinità. È quello che ha raccontato un adolescente allo sportello psicologico della scuola, che ha subito avvertito i servizi sociali e avvisato la procura. Sono indagati i genitori del ragazzo, a cura della pm Giulia Rizzo, con l’accusa di mortificazioni e soprusi. La famiglia avrebbe scoperto l’omosessualità del giovane leggendo il suo diario privato, e da lì è cominciato un calvario: lo svegliavano nel bel mezzo della notte per mandarlo a correre e allenarsi come un “vero uomo”, leggere le pagine del diario in pubblico umiliando ogni suo pensiero e desiderio alla mercé di chiunque, il divieto di uscire truccato, la playstation rotta ma anche organizzare un incontro con una ragazza, tutto con l’obiettivo di risvegliare la sua “virilità” e invertirne la natura.
Stando alle dichiarazioni del giovane, i soprusi provenivano soprattutto dal padre, mentre la madre si limitava ad assecondarlo, senza prendere mai le difese del figlio. I due genitori si difendono all’accusa parlando di un giovane “confuso” che avrebbe ingigantito la realtà dei fatti i due spiegano di aver esortato il figlio a “contemplare” l’eterosessualità, prima di prendere decisioni troppo affrettate sul proprio orientamento e che le corse notturne erano la punizione per essersi messo a giocare alla Playstation fino a tardi.
Affiancati dall’avvocata Valentina Colletta, i due hanno anche spiegato di aver posto resistenza sul makeup e l’abbigliamento del figlio per la sua incolumità, temendo ipotetiche aggressioni o derisioni. Padre e madre si rifiutano tuttora di collaborare con i servizio sociali ritenendo ogni accusa ingiusta e falsa. Ma i giudici hanno creduto alle testimonianze del ragazzo, che dopo l’interrogatorio, è stato tolto dalla custodia dei genitori e portato in una comunità per minori allontanati dalle famiglie. In comunità, il ragazzo si sente finalmente a suo agio, svincolato da ogni privazione o sopruso, libero di vivere la sua identità come vuole.
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