Dopo decenni di orribili crimini istituzionali contro le persone transgender in Germania, oggi il governo tedesco prova a riparare ai propri errori proponendo un disegno di legge per semplificare la procedura di transizione, annunciato giovedì.
Proprio come in Italia, infatti, anche in Germania l’iter per cambiare sesso è estremamente macchinoso e stancante: prima le diverse valutazioni da parte di esperti, poi la terapia ormonale, l’ottenimento di un lasciapassare dal tribunale e infine – ove richiesto – l’operazione chirurgica.
In base alla prevista “legge sull’autodeterminazione”, gli adulti sarebbero in grado di cambiare nome e sesso legalmente presso l’anagrafe senza ulteriori step.
L’attuale “legge sul transessualismo”, entrata in vigore nel 1981, richiede alle persone transgender di ottenere valutazioni favorevoli da parte di due esperti la cui formazione ed esperienza li renda “sufficientemente formati sul transessualismo” e quindi una decisione del tribunale per cambiare il sesso sui documenti ufficiali.
Ricordiamo che solo nel 2011 in Germania era ancora in essere una legge che imponeva alle persone transgender di divorziare, sterilizzarsi e di sottoporsi a un intervento chirurgico di transizione di genere.
“La legge vigente si rifà ancora a quella degli anni 70’”, ha affermato il ministro tedesco per la famiglia, Lisa Paus. “All’epoca, lo stato voleva aiutare le persone considerate malate psicologicamente, e questo si riflette molto sul trattamento coercitivo a loro riservato. Gli attuali requisiti non sono solo lunghi e costosi ma anche profondamente umilianti e soprattutto completamente superflui”.
Le nuove regole proposte prevedono che i minori di età pari o superiore a 14 anni cambino nome e sesso legale con l’approvazione dei genitori o tutori; se essi non sono d’accordo, sarà compito di tribunale della famiglia valutare il caso, bypassarli e prendere una decisione al loro posto.
Nel caso di minori di 14 anni, i genitori o i tutori dovranno presentare domanda all’anagrafe per loro conto.
Paus ha affermato che dopo la registrazione di un cambio formale di nome e sesso, non saranno consentite ulteriori modifiche per un anno, una disposizione intesa a riservare il trattamento solo a coloro che ne hanno davvero bisogno.
“La proposta di legge si concentra sulle identità giuridiche delle persone; non comporta alcuna revisione delle regole tedesche per la chirurgia di transizione di genere”.
Il ministro ha affermato che il nuovo disegno di legge prevederebbe anche sanzioni nei casi in cui le informazioni sul sesso o sul cambio di nome di una persona vengano divulgate senza il suo permesso.
I punti chiave del piano pubblicato giovedì includono anche un importo non specificato di risarcimento per le persone transgender e intersessuali che sono state “sottoposte a sterilizzazione, a un intervento forzato per il cambio di sesso e a divorzi imposti”.
“È arrivata l’ora che noi, come governo tedesco, ci scusiamo con le persone che abbiamo ingiustamente perseguitato negli anni scorsi, e li risarciamo“, ha dichiarato Paus.
Il ministro della Giustizia Marco Buschmann si è detto fiducioso sul nuovo disegno di legge, che sarà presentato al Consiglio dei Ministri entro la fine dell’anno. Richiederà quindi l’approvazione della camera bassa del parlamento, in cui la coalizione di governo dei tre partiti liberali del cancelliere Olaf Scholz ha la maggioranza.
Una Germania più liberale sotto la guida di Scholz
Il nuovo disegno di legge si configura in una serie di riforme pianificate dal governo di Scholz in Germania.
La scorsa settimana, i legislatori hanno votato per porre fine al divieto di “pubblicizzare” l’aborto, una legge antiquata che in passato aveva danneggiato la vita lavorativa e privata di tantissimi medici solo per aver fornito informazioni sulle procedure d’interruzione di gravidanza.
Il governo di coalizione mira inoltre a introdurre un disegno di legge entro la fine dell’anno per legalizzare la vendita di cannabis per scopi ricreativi.
Infine, è anche in programma una riforma sulla cittadinanza, volta a revocare le restrizioni in essere, e ridurre l’età minima per votare alle elezioni nazionali e dell’Unione europea da 18 a 16 anni.
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