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Jonathan Bazzi aggredito, era a Rozzano con il regista del film Febbre

“Io ho avuto paura, mi sono sentito di nuovo quattordicenne, e non sono riuscito a reagire”.

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Jonathan Bazzi aggredito, era a Rozzano con il regista del film Febbre - FEBBRE BAZZI - Gay.it
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Candidato ai Gay.it Awards 2022 grazie a Corpi Minori, sua opera seconda, lo scrittore Jonathan Bazzi è tornato a Rozzano, dov’è nato, mentre era in cerca di potenziali location insieme al regista di Febbre, adattamento del suo primo acclamato romanzo, candidato al premio Strega.

Un ritorno amaro, per Bazzi, a causa di un’aggressione insensata e improvvisa. “Siamo stati aggrediti da un gruppo di ragazzini in monopattino”, ha denunciato l’ex redattore di Gay.it su Twitter. “Da due sono diventati sei, sette, otto: dalla piazza del comune ci hanno inseguito per una ventina di minuti, urlando e lanciandoci palle di neve sintetica (presa dalla pista di pattinaggio), che per fortuna, data la densità, non ci hanno raggiunto, e lattine piene, che invece l’hanno fatto. Io ho avuto paura, mi sono sentito di nuovo quattordicenne, e non sono riuscito a reagire, conoscendo che posto continua a essere quello in cui sono nato, nonostante chi lo governa – e ahimè spesso anche chi ci vive – si ostini a negare a oltranza“.

Attimi di spavento per Bazzi, qui da noi video-intervistato e solo pochi mesi fa verbalmente aggredito insieme al proprio compagno, a Todi.

Il mancato rapporto con la verità è la piaga dei posti come Rozzano, l’istanza condivisa dai più è il ripiegamento omertoso“, ha scritto Jonathan sui social. “Non è più come una volta”, “qui c’è anche tanta gente perbene”, e in un sabato pomeriggio qualunque si finisce rincorsi da piccoli automi addestrati a difendere la piazza dei traffici illeciti dei loro genitori, amici, fratelli”.

Tanti i messaggi di vicinanza a Bazzi, che in Febbre, edito da Fandango, raccontava proprio la sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, “il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano”. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore”.

I diritti del libro sono stati acquistati nel 2020 da Cross Productions di SKAM Italia. Tutto tace sul nome del regista, ma il film di Febbre è ufficialmente entrato in pre-produzione.

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