L’ossessione per il corpo nella comunità gay

L'84% degli uomini gay risente la pressione di avere un "bel corpo". Basta davvero sapersi accettare?

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uomini gay e ossessione corpo
Foto:Constantinis/Getty Image
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Il corpo è personale.
Decidiamo come portarlo in giro, come rivestirlo, come presentarlo, come smontarlo e rimontarlo a nostro piacimento. È una faccenda privata, eppure esposta agli occhi di chiunque. Lo sguardo altrui sembra veicolare e decidere per noi, tanto da confonderci e non capire più se ci stiamo guardando con i nostri occhi o quelli di qualcun altro. È personale, ma poi diventa anche politico, soggetto e oggetto di dibattito, scrutato, svalutato, celebrato, e dimenticato. È qualcosa che riguarda chiunque, alcun* più di altri, e le implicazioni non sono mai le stesse, perché anche i corpi sono diversi. Penso di aver iniziato veramente a prestare attenzione al mio corpo quando ho visto quello degli altri ragazzi. Quelli gay, in particolare. Non c’era nulla che li distinguesse dai corpi degli altri uomini, se non il contesto. Non guardavo un ragazzo gay come guardavo un ragazzo etero, e se cambiava lo sguardo, cambiavano anche le domande: come si muove in quel corpo? Cosa può può fare con un corpo così e cosa non posso fare io? E se avessi quel corpo, cosa ci farei io?

uomini gay e ossessione per il corpo
Foto: Miranda1066/Getty Images

Stando ad una ricerca del 2017, fatta dalla rivista LGBTQIA+ Attitude, l’84% degli uomini gay risente la pressione di avere un “bel corpo”. Di nuovo, non viviamo oltre l’arcobaleno: i modelli rimangono gli stessi, che insieme alle regole del binarismo di genere, definiscono e guidano le nostre forme. Tra uomini gay, nello specifico, il corpo è sempre al centro: lo è nelle dating apps, ma anche su Instagram, su Twitter, e siccome il nostro algoritmo lo sa meglio di noi, ci ritroviamo la home intasata di thirst trap (termine per indicare quelle foto volpine postate per arrapare o stuzzicare i nostri follower): ecco l’ennesimo selfie in palestra del bono di turno, ma intanto il cuoricino ce lo mettiamo. E non facciamo in tempo a girare gli occhi al cielo, che quel selfie ce lo spariamo pure noi. In un modo o nell’altro, abbiamo bisogno che i nostri corpi si inseriscano nella conversazione e diventino anche loro rilevanti. A volte la luce batte proprio al punto giusto e andiamo a dormire tranquille, altre ci roviniamo la giornata. Quel thirst trap, tra uomini gay, ha due ripercussioni: non solo sono attratto da te, ma vorrei anche essere come te. Una combo micidiale, che nel peggiore dei casi potrebbe far esplodere tutte le insicurezze come una bomba ad orologeria.

Nell’articolo di GQ “Why Body Image Issues Pervade the Gay Community”, prendendo in esame le ricerche del dr. Philip Joy Matthew Numer – dalla Dalhousie University – evidenziano come “le pressioni sociali sugli uomini gay per mangiare sano e ottenere un corpo perfetto, sono direttamente connesse all’ansia, la depressione, e hanno pesanti ricadute sulla salute mentale“. La NEDA (National Eating Disorder Association) evidenzia che uno dei principali fattori di stress è l’incapacità di far combaciare l’immagine del proprio corpo con alcuni contesti LGBTQIA+: “Posso garantirvi che apparire belli non è sufficiente per alcuni gay” dichiara a GQ Borris Visokoborskis, istruttore di fitness 33enne:”Loro non vogliono solo apparire belli, vogliono apparire i migliori”. L’istruttore ritiene che il fattore thirst trap, gioca un ruolo centrale in questi casi: “Un mio amico gay dice che è sempre più faticoso apparire “scopabili” in questi giorni” continua Visokoborskis “E immagino abbia ragione: ci sono così tanti ragazzi atletici lì fuori che alcuni sentono l’urgenza di giocare d’anticipo per sentirsi visibili, accettati, e apprezzati”.

L'ossessione per il corpo nella comunità gay
Foto da HuffingtonPost Uk

È forse per questo che qualche volta i thirst trap fanno incazzare. Perché ci annoiano, perché a volte toccano punte di ridicolo involontario, ma anche perché in qualche modo risvegliano quell’urgenza di allinearci con quel modello, sia per conquistarlo che farne parte. Come se ne esce? Bella domanda, chi scrive non conosce ancora la risposta. I media mainstream invitano ad amare noi stess*, accettarci così come siamo, e altre frasi che potete trovare sulle cartoline d’auguri. Mentre cerchiamo di seguire il consiglio, la conversazione sui corpi diventa ripetitiva e inconcludente, dimenticando tutte quelle implicazioni che hanno poco a che fare con “piacersi”: tutti quei corpi non riconosciuti da nessun ente della nostra società– corpi disabili, corpi sovrappeso, corpi trans – esclusi dalla conversazione, costantemente invalidati da ogni ente, e mai liberi. Perché qualunque forma diamo al nostro corpo, non possiamo dimenticarci quel valore politico e sociale che va ben oltre l’accettazione di sé, qualcosa che non è né un obbligo né un parametro universale da estendere sull’altr* con il pilota automatico. Perché se è vero che un nuovo sguardo pone nuove domande, mentre cerchiamo di capire cosa fare con il corpo, l’unica urgenza che abbiamo è di estenderlo altrove: ” I nostri antenati gay, tuttavia, si sono ribellati, hanno lottato, e sono morti per darci il diritto di vivere senza vergogna” scrive lo storico e scrittore Jeffry J. Iovannone nel suo “Why is There No Gay Men’s Body Liberation Movement?”: “Questo include la liberazione dei nostri corpi – non solo sessualmente – ma in ogni forma“.

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maschioroma 4.4.22 - 8:45

L'importanza della bellezza del corpo è uno dei valori positivi della cultura LGBT+. La cultura etero ci ha abituato ad una divisione tra maschi è femmine: le femmine devono essere belle e curate in quanto esseri inferiori, i maschi no, perchè il maschio è l'essere superiore non ha bisogno di abbellimenti, anche se è brutto, trasandato e impresentabile è sempre il maschio. La cultura LGBT+ ha rotto questo principio dell'eterosessualità tossica. Non c'è distinzione tra maschi e femmine nella cura del corpo. Che poi ci siano alcuni che eccedono e la cura del corpo diventa un fatto maniacale e patologico, questo accade in tutti gli ambiti, nè più nè meno di certi etero maniaci della macchina o del pallone.

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