I consiglieri Michele Albiani, Angelo Turco e Carmine Pacente hanno presentato un ordine del giorno in consiglio comunale a Milano per proclamare la città di Milano “zona di libertà per le persone lgbtq+”.
Tenuto conto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dell’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea (TUE), della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la relativa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, della risoluzione del Parlamento europeo sulla proclamazione dell’UE come zona di libertà per le persone LGBTQ e della risoluzione dei consigli comunali, tra gli altri, di Lisbona, Parigi, Mannheim, Hannover e Vienna, sulla proclamazione della città come zona di libertà per le persone LGBTQ+, si è fatta una richiesta specifica.
D’altronde Milano, che dal 2011 patrocina e supporta il Milano Pride e altre iniziative a sostegno della comunità arcobaleno, come ad esempio la Casa Arcobaleno, è gemellata dal 2003 con la città di Cracovia, il cui sindaco, nell’agosto 2021, ha chiesto ufficialmente al governo della sua “regione”, il Voivodato della Piccola Polonia, di ritirare lo status di “LGBT Free Zone” che dal 2019 ha coinvolto circa 100 regioni, distretti e comuni in tutta la Polonia, adottando “carte regionali dei diritti della famiglia”. Nel 2020 anche la città ungherese di Nagykáta ha adottato una risoluzione che vieta la “diffusione e promozione della propaganda LGBTQ“. Risoluzioni che discriminano in maniera diretta e indiretta le persone LGBTQ+ e hanno come conseguenza diretta l’aumento di atti di violenza, intolleranza e discorsi d’incitamento all’odio nei confronti di persone LGBTQ+ o di persone considerate LGBTQ+, secondo uno studio condotto dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali nel maggio 2020.
Per questo motivo attraverso questo ordine del giorno si invita la giunta e il sindaco a proclamare la Città di Milano come “zona di libertà per le persone LGBTQ+”, sull’esempio della risoluzione del Parlamento europeo dell’11 marzo 2021 sulla proclamazione dell’Unione europea come zona di libertà per le persone LGBTQ+, e d’impegnarsi a favore di politiche pubbliche volte a promuovere e tutelare i diritti delle persone LGBTQ+, da un lato, e a sanzionare esplicitamente i meccanismi di discriminazione strutturale, dall’altro. Si invita inoltre a condannare l’azione dei governi polacco e ungherese contro i diritti delle persone LGBTQ+, in palese violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e ogni altra forma di discriminazione nei confronti delle persone LGBTQ+, e di esporre la bandiera Arcobaleno fuori da Palazzo Marino il 17 maggio per la Giornata Internazionale contro Omolesbobitransfobia, invitando le associazioni LGBTQ+ milanesi per celebrare la Giornata insieme all’amministrazione.
In tutta Europa diverse città sono state proclamate “zona di libertà per le persone LGBTQ+”, come risposta concreta alle “Free LGBT Zone” polacche, con Chiaravalle, in provincia di Ancona, ad oggi unica città italiana ad aver aderito all’iniziativa #LOVEWHEREILIVE promossa dal Comitato delle Regioni a favore dei diritti della Comunità Lgbt. Il 24 giugno 2021 il Consiglio comunale di Chiaravalle ha approvato la mozione che ha proclamato la città “zona di libertà per le persone Lgbtiq”, impegnandosi ad esporre la bandiera Arcobaleno sul palazzo del Consiglio comunale durante il Mese dell’Orgoglio (Pride Month).
La città di Milano, che ha la più grande comunità LGBTQ+ d’Italia e che ha già approvato un’ordine del giorno a sostegno del cosiddetto DDL Zan, potrebbe ora diventare la seconda città del Bel Paese a fare altrettanto.
Il solo Michele Albiani, consigliere Pd, ha poi presentato un altro ordine del giorno a contrasto e messa al bando delle cosiddette terapie riparative o di conversione, pratica pseudoscientifica intesa a cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona LGBTQ+, nel tentativo di “riportarla” nella sfera eterosessuale e cisgender. Pratiche ad oggi vietate in Germania, Brasile, Taiwan, Malta, Ecuador, Nuova Zelanda, Israele, Francia e in parti di Canada, Spagna, Usa e Australia.
Dinanzi al Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) e all’Associazione Italiana di Psicologia (AIP) che si sono esplicitamente esposti contro la pratica di qualsiasi terapia di conversione, alla Congregazione Vaticana per il Clero che, nell’estate 2021 dopo una lunga indagine su un’associazione spagnola, ha emesso una informativa finale che invita i vescovi a non assecondare, né raccomandare le terapie di conversione, e tenuto conto che la legislazione nazionale italiana non punisce in alcun modo queste pratiche e che l’unico testo mai depositato in Parlamento nel 2016 non è mai stato nemmeno discusso, si chiede ora alla giunta e al sindaco Beppe Sala di dichiarare in modo netto la propria contrarietà a tali pratiche pseudoscientifiche. Si invita inoltre il primo cittadino ad attivarsi con il Parlamento, il Governo e tutte le sedi opportune per sostenere la necessità di discutere ed approvare nel più breve tempo possibile una legge che vieti tassativamente e severamente queste pratiche, e di chiedere ufficialmente all’Arcidiocesi di Milano di mettere in guardia i propri sacerdoti, le parrocchie e i fedeli rispetto alla pericolosità di queste “terapie”.
Ufficialmente presentati e depositati, i due ordini del giorno verranno nelle prossime settimane caledarizzati.
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