Piatto ricco mi ci ficco! La polemica del giorno è offerta dal più succulento dei temi: la terza stagione del podcast Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Argomento di questa edizione è “Corpo“, ed ha lo scopo di ampliare “la casa delle donne fuori dagli schemi raccontando le storie di chi ha trasformato il proprio corpo nel miglior mezzo espressivo di sé”.
Oggetto di scandalo è la puntata dedicata a Lana e Lilly Wachowski, le due sorelle registe e produttrici di alcuni dei più noti film della storia del cinema, da Matrix a V per Vendetta.
Lo scontro è tra gli attivisti trans* (con tutto il loro seguito) e le due autrici del Podcast.
Murgia e Tagliaferri, riferendosi alle registe, hanno scelto di utilizzare sia i pronomi maschili sia femminili (chiamando a sé l’accusa di misgendering) e i loro dead name.
Per capire: misgendering significa riferirsi a una persona trans* usando termini che corrispondono al sesso biologico, e non all’identità di genere in cui questa persona si riconosce; deadnaming è l’atto di riferirsi a una persona trans* con il suo nome di nascita.
Le due scrittrici sono state accusate, in particolare da tre attivisti social, di aver chiamato le sorelle Wachowski con i loro nomi di nascita e di aver coniugato i termini al maschile nella parte di racconto dedicata alla storia delle registe prima che effettuassero la transizione. Una pratica considerata scorretta nell’ambito dell’attivismo, perché crea confusione sovrapponendo sesso biologico a identità di genere. Ed è proprio questo il punto: una persona andrebbe considerata seguendo l’identità di genere a cui sente di appartenere e non per il sesso biologico. Secondo i tre attivisti social, Murgia e Tagliaferri avrebbero sbagliato ad appellare le sorelle Wachowski con genere maschile, soltanto perché all’epoca erano biologicamente maschi. Quello che conta, secondo gli attivisti, è l’identità di genere, non il sesso biologico.
Sui profili Instagram sia di Michela Murgia sia di Chiara Tagliaferri, sono comparse delle “scuse“. Le due autrici hanno provato a spiegare che “abbiamo discusso molto di come scrivere questa puntata e anche di come pronunciarla, per esempio se con o senza schwa, per evitare la riduzione al binarismo. Sapevamo che qualunque scelta sarebbe stata problematica“.
Sapevamo che qualunque scelta sarebbe stata problematica.
Forse è questa la frase che rivela il gioco all’esasperante rincorsa per l’ennesima polemica social. Ogni cosa offende, denigra, fa alzare le antenne dell’attivismo (sedicente tale), in questo tempo in cui abbiamo perso la capacità di contestualizzare e siamo tutti più scemi. Al punto che Murgia e Tagliaferri, per giustificarsi, tirano in ballo lo schwa in un contesto in cui lo schwa non è esattamente il tema della controversia.
(articolo in aggiornamento)
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