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Nigeria, 100 persone arrestate con l’accusa di “coinvolgimento in un matrimonio gay”

Prevista anche una “parata dell’infamia”, con una diretta Facebook in cui nomi e volti degli arrestati verranno esposti alla popolazione.

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Nell’ultimo sconvolgente capitolo di una lunga serie di eventi che minacciano la comunità LGBTQIA+ in Nigeria, la polizia dello Stato del Delta ha effettuato un massiccio arresto di oltre 100 individui, accusati di essere “coinvolti in un matrimonio gay”.

Le autorità hanno reso nota l’operazione tramite il loro account Twitter ufficiale, annunciando che i volti e i nomi dei detenuti saranno “esibiti” al pubblico – in una sorta di parata dell’infamia – nel prossimo futuro, tramite una diretta Facebook. Centinaia i commenti sotto al post che incitano la polizia ad adottare misure più severe, e addirittura ad arrestare lo staff dell’hotel in cui si sarebbe svolta la cerimonia.

Questo modus operandi, già di per sé umiliante e denigratorio, risalta come un sinistro avvertimento della repressione persistente che la comunità LGBTQIA+ deve affrontare in Nigeria. La gravità di questo specifico evento si sottolinea non solo per il gran numero di individui arrestati, ma anche per il contesto più ampio di discriminazione istituzionalizzata e stigmatizzazione sociale in cui avviene.

La Nigeria è conosciuta per avere alcune delle leggi più draconiane al mondo quando si tratta di omosessualità e genere non conforme.

La legge anti-gay del Paese, promulgata nel gennaio del 2014 dall’amministrazione del Presidente Goodluck Jonathan e ulteriormente rafforzata negli ultimi anni, prevede una pena di 14 anni di carcere per chiunque venga condannato per aver avuto rapporti sessuali con persone dello stesso sesso.

Pertanto, l’azione della polizia nel Delta non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio eclatante di come le forze di sicurezza e il sistema legale nigeriano collaborino attivamente per marginalizzare e perseguitare la comunità LGBTQIA+.

L’uso di un mezzo di comunicazione di massa come Twitter per annunciare gli arresti rappresenta inoltre un tentativo premeditato di stigmatizzare ulteriormente gli individui coinvolti, incoraggiando implicitamente la discriminazione da parte della società in generale.

In un paese dove l’omofobia e la transfobia sono già radicate, azioni come queste hanno un impatto devastante, non solo sul benessere fisico e psicologico degli individui direttamente colpiti, ma anche sulla comunità LGBTQIA+ nel suo complesso.

Un’escalation di violenza

L’ultimo episodio non è un evento isolato, ma piuttosto un altro tassello di un quadro più ampio di discriminazione e persecuzione che affligge la comunità LGBTQIA+ del Paese. Negli anni recenti, abbiamo assistito a una serie di fatti inquietanti estremamente esemplificativi.

Gruppi omofobi, ad esempio, hanno sfruttato le app di incontri come trappola per derubare e torturare persone gay, esacerbando ulteriormente la vulnerabilità di una comunità già a rischio. In una circostanza che richiama il caso attuale, 19 persone sono state arrestate per aver organizzato un matrimonio gay, rivelando come la persecuzione abbia un carattere istituzionalizzato e sistemico.

Le sentenze di morte emesse in alcune regioni contro persone omosessuali hanno creato un’atmosfera di panico e terrore, alimentando timori di un’escalation di violenza.

A complicare ulteriormente la situazione, una legge recentemente proposta punterebbe a criminalizzare l’indossare abiti non conformi al sesso di nascita, rappresentando questa volta un attacco diretto alla comunità trans.

Le condizioni di vita insostenibili per la comunità LGBTQIA+ in Nigeria

La Nigeria è un Paese che non offre alcuna protezione legale ai diritti LGBTQIA+. L’omosessualità è illegale e punita con la reclusione o addirittura con la morte in alcune regioni.

I dati dei sondaggi mostrano una forte disapprovazione sociale verso l’omosessualità e il transgenderismo, con una percentuale che arriva fino al 91% della popolazione a sostenere che lo “stile di vita queer” sia inaccettabile – stando ai dati del Pew Research institute del 2019.

La condizione di vita per la comunità LGBTQIA+ è quindi estremamente difficile. La minaccia di violenza è costante, e l’accesso a servizi di base come l’istruzione, la sanità e l’alloggio è gravemente compromesso. Molte persone sono costrette a fuggire all’estero in cerca di protezione e di una vita dignitosa.

 

Foto di @YuriArcursPeopleimages da Freepik.com 

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