Da ieri non si parla d’altro: il caso di Caivano. La morte di Maria Paola Gaglione. L’incidente di Maria Paola e Ciro, per mano del fratello. E la solita confusione e le solite polemiche, per Ciro, ragazzo trans e compagno di Maria Paola, che ora è in ospedale dopo essere stato speronato dal fratello della donna. E ad attaccare Ciro e il suo identificarsi come ragazzo, è intervenuta tra tutti anche ArciLesbica Nazionale.
L’associazione si è di fatto scagliata contro Ciro, definendolo Cira (in quanto, per loro, donna) e parlando di lui al femminile.
Il commento di ArciLesbica Nazionale
Nel post Facebook di Tiziana Giangrande, condiviso poi da ArciLesbica Nazionale, si spiega:
Oggi la notizia terribile male narrata dell’aggressione selvaggia di due ragazze che si amavano.
Come a voler mettere subito in chiaro che si tratta di una relazione lesbica. Poi, però, l’omicidio di Maria Paola passa in secondo piano, perché il problema è Ciro. Il fratello di Maria Paola è l’assassino. Ed è da condannare.
Ma parliamo di Cira, ora. Perché, secondo Tiziana Giangrande e ArciLesbica Nazionale, la storia riguarda due ragazze lesbiche.
Due ragazze di sesso femminile che stavano insieme non si possono descrivere con il termine gay perché erano lesbiche e Ciro era Cira, perciò non poteva resistere alle botte di Antonio maschio di sesso maschile senza scrupoli.
Una mancanza di rispetto ignobile, dove si sottolinea sempre “maschio di sesso maschile” o “ragazze di sesso femminile”, mostrando una transfobia quasi incredibile.
Cira non può essere descritta come uomo solo perché si faceva chiamare Ciro. Le ferite del suo corpo di donna la raccontano chiaramente.
Le aberranti ragioni addotte da Antonio a sua giustificazione ci dovrebbero far riflettere su quanta intolleranza si riversa sulle donne che scelgono strade diverse da quelle imposte alle femmine dal sistema vigente. Donne che hanno pagato un prezzo caro, Maria Paola ha perso la vita, perché sono Donne e poi per lo stigma che il loro ambiente derivato impone alle donne lesbiche. Ciro perchè? Cira immersa in un contesto socio culturale dove che, se non sei una donna allora sei un uomo, Cira, ha pensato che bastasse cambiare nome per resistere al disumano odio rivolto a ciò che restava della sua femminilità.
E per finire, conclude con un “rest in peace” dove ancora una volta si abbatte la transfobia: “Cira ha perso la sua compagna, riposa in pace giovane donna“.
Contro ArciLesbica anche Orgoglio Bisessuale
Ad attaccare Arcilesbica Nazionale per il suo post disumano, quasi alla pari con quello vomitato ieri da Meloni, Salvini e Pillon, anche la pagina Facebook Orgoglio Bisessuale, che commenta semplicemente:
E ancora una volta le TERF si tuffano in picchiata come avvoltoi per ricamare su una tragedia e sputare il loro odio transfobico.
Con TERF (Trans-exclusionary radical feminism) si identifica una minoranza di femministe che non considerano le donne trans come vere donne. Le stesse femministe considerano però TERF come in insulto.
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Salve, a lato dalla vicenda vorrei far notare che simili pseudoumani di genere femminile armati di ignoranza e pregiudizio da tempo non sono più definibili femministe, dato che considerano le donne solo in quanto utero ambulante, riducendone la esistenza a mero strumento di riproduzione privo di identità, quindi TERF non è più un acronimo attuale, nel mondo anglofono sta diventando sempre più diffuso l'uso di FART per definire queste pericolose persone, ovverosia Feminism-Appropriating Reactionary Transphobes (transfobiche reazionari usurpatrici del femminismo), molto più appropriato. Da donna lesbica, femminista e intersessuale essere accostata a tale gentaglia provo solo malessere!