Orlando Pride 2023, in 200.000 a sfidare Ron DeSantis con una ragazzina trans di 11 anni in prima fila

Dempsey Jara ha partecipato insieme a mamma e papà, accusati di “abuso sui minori” solo e soltanto per aver sostenuto loro figlia.

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Un trionfo di colori dinanzi all’oscurantismo di un governatore dichiaratamente omobitransfobico. È stato un successo l’Orlando Pride 2023, con oltre 200.000 persone in strada nel cuore della città, in Florida, guidate da una ragazzina trans di 11 anni.

Mai come quest’anno l’evento era particolarmente atteso, a causa della politica omobitransfobica portata avanti dal governatore Ron DeSantis, ufficialmente candidatosi alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Conosciuto come “Come Out With Pride”, l’evento è stato vissuto in prima persona da “un mare di gente”, riportano i media locali, che ha riempito le strade per assistere alla “parata più colorata” dello Stato.

Dempsey Jara, 11 anni appena, è stata la più giovane “Grand Marshal” della Storia dell’Orlando Pride. Dempsey ha salutato e lanciato baci dal sedile anteriore di una decappottabile, con occhiali rosa a forma di cuore, un vestito a fiori e un cucciolo in grembo. “Essere transgender non è una scelta”, ha detto ai media locali prima dell’evento. “Si tratta di essere fedele a me stessa. Si tratta di accettare chi sono anche quando il mondo cerca di dirmi il contrario. Si tratta di restare in piedi nella mia identità anche quando è davvero difficile.”

“Ha intrapreso questo viaggio da quando aveva cinque anni e sta vivendo la sua vita migliore”, ha ribadito sua madre all’Orlando Sentinel. “Ha sempre gravitato verso le cose da ragazze, i giocattoli per ragazze. Diceva: “Sono una ragazza nel mio cuore e nel mio cervello””.

Nel clima politico sempre più diviso e divisivo della Florida, i genitori di Dempsey sono stati accusati di “abuso sui minori”, solo e soltanto per aver sostenuto loro figlia. “Ieri è stato il giorno più bello della mia vita! Non è facile essere un bersaglio costante di odio, ma rimango visibile perché voglio che gli altri ragazzi trans sappiano che c’è tanta gioia nell’essere autenticamente se stessi”, ha scritto Dempsey su Instagram dopo la sfilata. “Grazie, Orlando, per avermi inondato di così tanto amore!”

I genitori, ci tengono a precisarlo, supervisionano i social media dell’11enne, apparsa anche nella 3a edizione di We’re Here, su HBO.

Negli ultimi 3 anni Florida è improvvisamente diventata il nuovo Texas, apripista di leggi sfacciatamente discriminatorie. Il 44enne italoamericano Ron DeSantis, discendente di italiani emigrati dall’Italia negli Stati Uniti, ha tramutato la Florida in una sorta di inferno in terra per la comunità LGBTQIA+ d’America.

La tristemente celebre legge Don’t Say Gay, che vieta di nominare l’omosessualità nelle scuole, l’attacco alle drag queen e alle persone transgender, la guerra alla Disney che è già costata un investimento da un miliardo di dollari.  Noncurante delle critiche, DeSantis, cristiano cattolico con 3 figli e un’ex conduttrice tv come sposa, ha proseguito sulla strada delle leggi omotransfobiche vietando l’assistenza ai minori per l’affermazione del genere, vietando alle persone trans l’utilizzo del bagno se non corrispondente al sesso loro assegnato alla nascita. In linea con il Tennesee, anche la Florida ha abbracciato una propria legge anti-drag che impedisce ai minori di assistere a spettacoli, con i locali che li ospitano a rischio ritiro della licenza. Pochi mesi fa la Florida ha approvato una delle leggi più restrittive d’America contro l’aborto, ora vietato dopo le prime sei settimane di gravidanza.

Ma la comunità LGBTQIA+ di Orlando, la notte tra l’11 e il 12 giugno 2016 segnata dalla strage del Pulse, si è ricompattata, scendendo in strada per dire basta alla politica dell’estremista governatore.

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