Arriverà il 21 settembre nei cinema d’Italia grazie a Teodora “Strange Way of Life“, il nuovo cortometraggio di Pedro Almodóvar acclamato dalla critica all’ultimo Festival di Cannes che uscirà poi in esclusiva su MUBI. Il film, che sarà presentato in anteprima italiana al Festival di Film di Villa Medici a Roma il 13 settembre alle ore 21.00, è interpretato da Ethan Hawke e Pedro Pascal. Girato nel deserto di Tabernas, in Almería, Strange Way of Life racconta di due uomini che si ritrovano dopo venticinque anni.
Sbarcato al Toronto International Film Festival 2023, il regista spagnolo si è concesso un’intervista a Scott Feinberg di Hollywood Reporter Roma in cui ha affrontato il “tema” degli attori eterosessuali che interpretano personaggi gay. Una discussione che prosegue da oltre un anno in quel di Hollywood, tra favorevoli e contrari. E un Almodovar netto.
“L’essenza della recitazione è fingere“, ha ricordato Pedro. “Essere qualcuno di diverso da quello che si è, anche nell’essenza stessa. Questo è il cuore della recitazione. Quindi, per esempio, un attore eterosessuale può assolutamente interpretare un personaggio omosessuale e viceversa. Se Hollywood è così ossessionata, come lo è ora, dalla rappresentazione delle minoranze, siano esse latine, asiatiche o disabili, dovrebbe assumerle per la scrittura. Per non essere frainteso, voglio che sia chiaro che sono molto favorevole al fatto che le minoranze di tutti i tipi vengano prese in considerazione per il casting dei film, ma anche per essere assunte dietro la macchina da presa e che siano in grado di raccontare le proprie storie. Anche quando si parla di western, non ci sono molti film raccontati dal punto di vista dei nativi americani. Anche se questo è un genere che parla di loro, spesso lo fa in modo spiacevole e ingiusto“.
Almodovar ha ora girato un western queer, musicato da Alberto Iglesias e con i costumi di Saint Laurent by Anthony Vaccarello, che è anche produttore associato del progetto.
Strange Way of Life, che include anche i giovani talenti Jason Fernández, José Condessa, George Steane, Manu Ríos, Pedro Casablanc e Sara Sálamo, ha preso vita perché “questo è un territorio che generalmente non viene esplorato da Hollywood“, ha sottolineato il regista due volte premio Oscar. “In un genere che ci ha regalato così tanti classici, credo che ci siano ancora molti western queer che potrebbero essere realizzati“.
A inizio anni ‘2000 Almodovar fu ad un passo da dirigere l’adattamento di Brokeback Mountain, esattamente 18 anni fa Leone d’Oro a Venezia, ma improvvisamente si tirò indietro. Per un motivo preciso.
“È stata la prima volta che ho pensato di fare un film in inglese, perché amavo quella storia – conoscevo il libro di Annie Proulx e lo adoravo, e anche la sceneggiatura di Larry McMurtry era molto buona. Ma il fatto è che ero insicuro del mio inglese. Inoltre, nella storia di Annie Proulx, una delle cose che per me spiccava davvero era la fisicità degli incontri erotici, di natura quasi animalesca. Questo tipo di fisicità del desiderio, però, non l’ho visto trasposto nella sceneggiatura. Penso che Ang Lee abbia fatto un film meraviglioso – ho amato I segreti di Brokeback Mountain – e credo che l’abbia realizzato al meglio delle sue capacità, ma ho avuto la sensazione che non sarei stato completamente libero di fare ciò che volevo. Heath Ledger e Jake Gyllenhaal sono superbi nel film. È meglio che l’abbia fatto Ang Lee e non io“.
Il capolavoro di Ang Lee ha scritto una pagina di storia del cinema, vincendo anche 4 Golden Globe, 4 Bafta, 3 Critics’ Choice Movie Award e 3 premi Oscar su 8 nomination (Migliore regia, Migliore sceneggiatura non originale, Miglior colonna sonora), oltre a decine e decine di altri riconoscimenti.
© Riproduzione Riservata