È iniziato ieri il processo per i tre imputati, che nell’ottobre del 2019 aggredirono un ragazzo gay fuori da un locale. Si tratta di un giovane 20enne, di origine albanese che lavora come operaio nella zona di Pesaro, e un secondo ragazzo di 27 anni, da Napoli. Entrambi sono pregiudicati. La terza persona è una ragazza, una studentessa 27enne di Cattolica. Tutti risiedono a Vallefoglia, comune a 20 chilometri da Pesaro.
I tre aggressori sono ora accusati di lesioni personali, con l’aggravante di “motivo abietto della discriminazione sessuale” e atti persecutori. Arcigay Pesaro Urbino, Anpi e Gens Nova si sono costituiti parti civili.
Le indagini effettuate dai Carabinieri hanno confermato come si sono svolti i fatti, quella sera di due anni fa. Sarebbe stato il ragazzo di origine albanese a insultare e spingere il ragazzo gay. Il 27enne napoletano avrebbe anche estratto un coltello, minacciando la vittima. Infine, la studentessa avrebbe impedito la fuga al ragazzo, tenendolo fermo.
Non c’è dubbio sull’aggressione omofoba di Pesaro
Come riportato da Corriere Adriatico, la vittima ha raccontato quanto successo, e non ci sono dubbi: si è trattata di un’aggressione omofoba. La sua dichiarazione conferma dunque la ricostruzione dei Carabinieri. Prima gli insulti del ragazzo di origine albanese:
Mi ha afferrato per il collo con entrambe le mani, mi ha detto “Brutto gay! Qui non puoi stare, in questo locale. Vattene via o ti ammazzo!”.
Poi l’intervento del ragazzo napoletano, con il coltello:
Non ti conviene toccarmi, ho il coltello! Vuoi difenderti?
La vittima racconta quando è riuscito a chiudersi in auto, dove è infine svenuta per la tensione:
Mi gridava gay esci dall’auto, sfondo i vetri e ti ammazzo, ti faccio un buco in pancia.
Per Arcigay non ci sono dubbi: “Dichiariamo a gran voce che omotransfobia è razzismo e che questi fenomeni, identici nel loro meccanismo sociale, in realtà dalla legge sono trattati in modo diverso“.
Ancora una volta, dunque, si conferma l’urgenza di una legge contro l’omotransfobia, come quella che la Lega tiene in ostaggio da mesi in Commissione Giustizia. Perchè con una legge ad hoc non sarà più a discrezione di un giudice decidere sui ‘futili motivi’ nei confronti di un’aggressione omotransfobica. L’aggravante sarebbe automatica.
Le parole dell’avvocato del ragazzo gay
Christian Guidi è l’avvocato che difende il ragazzo. Ha dimostrato la sua contrarietà di fronte al fatto che la Procura non abbia però riconosciuto la discriminazione a sfondo razziale:
Siamo dispiaciuti che la Procura, pur avendo riconosciuto i futili motivi, non abbia voluto riconoscere l’aggravante di discriminazione a sfondo razziale prevista dall’articolo 604/ter del codice penale. Le aggressioni generate dall’odio omolesbotransfobico hanno infatti lo stesso carattere di quelle a sfondo razziale, in quanto assumono un carattere evolutivo-discriminatorio che le equiparano agli episodi di violenza che colpiscono le persone di altre etnie.
Nonostante varie problematiche sta trovando la forza di andare avanti. Purtroppo la sua famiglia non sa niente né del suo orientamento sessuale né dell’aggressione che ha subito, ma per fortuna i suoi amici e le associazioni gli sono stati e gli stanno vicino.
Difatti, il ragazzo ha subito l’aggressione e ora sta affrontando il processo senza il sostegno della famiglia, con la quale non ha ancora fatto coming out.
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