Per le Pussy Riot il futuro può riassumersi in una semplice frase: “Il futuro è ora“.
Il collettivo punk rock – formato da Maria (Masha) Alyokhina, Diana Burkot ( Kot), Olga Borisova, e Taso Pletner – non è per i compromessi, ma per l’azione diretta, portando avanti un attivismo che non si masturba su sé stesso ma agisce concretamente sulla scena. Formate nel 2011 e raggiungendo la massima notorietà nel 2012 dopo aver organizzato quella preghiera punk nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, la loro musica non è mai stata separata dalla politica: “Non esiste arte senza politica. L’arte è sempre politica, riflette quello che viviamo e ci connette alla situazione attuale” spiega Alyokhina.
Questa domenica 11 Settembre, il gruppo porterà sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano (unica tappa italiana del tour), Riot Days, manifesto di rivolta punk che celebra fluidità di genere, inclusività, matriarcato, amore, decentramento, anarchia e antiautoritarismo. Per le Pussy Riot il punk non è un genere musicale, quanto uno stile di vita: “Punk è fare domande scomode in un paese dove c’è al potere qualcuno che non ha il diritto di averlo.”
Nelle loro performance, la fisicità e il corpo hanno un ruolo centrale, ma quel che conta per loro è il fine,scatenare una reazione nelle persone e portarle ad agire: “Non importa se viene fatto da un uomo, una donna, una persona trans. Quello che importa è il messaggio”spiega Alyokhina : “È importante per noi raccontare la nostra esperienza in Russia, denunciare i tanti problemi che riguardano i diritti delle donne nel nostro paese. Ma non ho mai riflettuto riguardo il mio corpo come un corpo sul palco: sono solo una persona che fornisce un messaggio giusto e non essere silenziate.”
E di certo, i gesti scomodi non fanno paura alle Pussy Riot: il 17 agosto 2012, tre membri delle Pussy Riot – Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina ed Ekaterina Samutsevich – sono state condannate dall’autorità russa a due anni di reclusione con l’accusa di “teppismo motivato dall’odio religioso“. Sempre negli ultimi due anni, Maria Alyokhina è stata di nuovo condannata a un anno in prigione e agli arresti domiciliari per aver sostenuto sui social media Alexey Navalny, leader dell’opposizione, avvelenato e imprigionato dal regime di Putin: Ma per lei l’esperienza in prigione non è stata personale, ma ha rappresentato una lotta per chiunque: “Essere finita in prigione per aver portato avanti il mio messaggio, non è un problema” continua Alyokhina “Il vero problema restano l’indifferenza e il silenzio“.
Per il collettivo dimenticarci della guerra in Ucraina significa alimentare l’ascesa al potere di Putin, dando ulteriore spago ad una propaganda che non è nient’altro che ipocrita e patriarcale: “La guerra in Ucraina rappresenta una lotta per l’indipendenza e per l’unione, ed è questo che Putin vuole andare ad intaccare proprio perché il suo obiettivo è tornare all’equipaggio unione sovietica e ricostruire quello che c’era un tempo” dice Alyokhina “L’Europa deve sospendere l’embargo di petrolio e gas e tagliare totalmente questo canale di guadagno, in modo da non permettere alla Russia di avere più soldi e portare avanti questa guerra. Togliere i finanziamenti è la cosa più importante che l’Europa può fare in questo momento”.
Ma ci tengono a sottolineare che agire non significa compiere per forza azioni radicali: – dal “F*ck Putin” sul palco dei Måneskin all’attaccare sticker transfemministi o realizzare graffiti per la città– per le Pussy Riot ogni gesto è importante, ogni azione è importante e anche minuscole azioni possono avere grandi conseguenze: “La paura può essere produttiva, può permetterci di scoprire qualcosa di nuovo e crescere” spiega Alyokhina “Vincere la paura come imparare a camminare: cadiamo più volte, ma alla fine impariamo a farlo”. Quando le viene reso presente che anche in Italia, alle prossime elezioni sembra primeggiare un leader donna e di centro-destra, le Pussy Riot non sono così sorprese: “L’ascesa al potere del centrodestra sta avvenendo in tutta Europa. Succede quando ci abituiamo alla democrazia, diamo per scontati i diritti conquistati tanto da non essere più disposti a lottare per ottenerli. È lì che i conservatori riprendono potere.”
Ma oltre all’azione concreta, attraverso le loro performance le Pussy Riot vogliono creare un senso comunità, fare gruppo, unire le persone con le stesse idee, e lottare insieme nella stessa battaglia: “Non c’è nessun eroe che verrà a salvarci dall’alto. Gli eroi siamo tutti noi.”
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