There’s nought so queer as folk
Era il 23 febbraio del 1999 quando su Channel 4 fu trasmesso il primissimo episodio di Queer As Folk. La serie tv interamente dedicata al pubblico LGBT, l’unica e inimitabile, è stata creata dal celebre Russell T. Davies e in poco tempo è diventata un vero e proprio fenomeno di culto. Odiata dai conservatori ma amata da pubblico e critica, Queer as Folk ha influenzato e ha cambiato radicalmente il mondo della tv di ieri e di oggi. In bilico tra drama e commedia nera, la serie di Russell T. Davies attraverso un racconto fresco e disinibito ha fotografato il mondo gay con tutti i suoi vizi e con tutte le sue virtù.
Il primo episodio è trasmesso 22 anni fa e, da quel momento in poi, niente è stato più lo stesso. Nata e prodotta in un periodo di grande espansione (a livello globale) dell’universo in serie, Queer as Folk ad oggi non viene ricordata non solo per le sue storie audaci e scabrose, ma perché è stata una delle prime a parlare apertamente di omosessualità in tv, in una realtà come quella inglese, che all’epoca era ancora fortemente bigotta e perbenista a causa di un retaggio culturale che si è protratto fino agli anni ’70. Al centro delle vicende di ci sono le storie di tre ragazzi omosessuali dai caratteri e dai trascorsi diversi, che vivono sotto il cielo di una magnetica Manchester.
Il significato di Queer as Folk
Loro sono Vince (Graig Kelly), Stuart (Aiden Gillen, visto poi in Game of Thrones) e Nathan (Charlie Hunnan, futuro divo di Son of Anarchy). Il primo è un ragazzo timido e introverso che non ha fiducia in se stesso; è un fan sfegato di Doctor Who ed è in cerca del vero amore, ma in cuor suo spera di essere notato da Stuart. E Stuart, appunto, è il classico uomo bello e dannato che dalla vita ha tutto.
È affascinante, è ricco, ha un buon lavoro e sa come sedurre un uomo. Passa da un letto a un altro con estrema facilità, sfuggendo da relazioni stabili e dall’amore, fino a quando non incontra il giovanissimo Nathan. Il ragazzino biondo e dal fisico mingherlino è affamato di vita, di conoscenza e di libertà. Viene sedotto da Stuart al primo sguardo, regalando a entrambi una notte che nessuno dei due riuscirà a dimenticare. Lo sguardo disamorato di Nathan sulla vita e rapporti di coppia, però, regalerà a Stuart ma anche a Vince lo scossone che tutti stavano aspettando.
Prima del suo debutto, la serie avrebbe dovuto chiamarsi ‘Queer as Fuck’, successivamente è stato optato per il titolo di Queer as folk. Il nome fa riferimento a un’espressione molto popolare in Inghilterra, ‘there’s nought so queer as folk’, che significa ‘non c’è nulla di così strano come la gente comune’. Si è giocato sul termine queer, usato spesso come sinonimo di omosessuale, tanto da entrare anche nel linguaggio di genere.
Di Queer as Folk sono state prodotte solo due stagioni per un totale di 10 episodi. La prima è suddivisa in otto capitoli da trenta minuti ciascuno. La seconda parte, invece, è composta solo da due episodi. In realtà fin dall’inizio la serie tv non era stata concepita per essere un prodotto a lungo termine. Anzi, la prima stagione di per sé ha anche un finale molto esaustivo, ma alla luce di un buon successo di pubblico, si è pensato di aggiungere qualcos’altro alle vicende della gioventù di Manchester.
Così viene fuori un ritratto crudo, disinibito e altamente reale di un mondo in continuo movimento e di quell’universo gay che, all’epoca, nessuno aveva il coraggio di raccontare. Russell T. Davies con dovizia e un pizzico di sarcasmo, riesce a mettere in scena vita, morte e miracoli del mondo gay senza falsi perbenismi e senza peli sulla lingua. Il successo è stato istantaneo (nonostante la programmazione in seconda serata) e ovviamente non sono mancate le critiche feroci.
Si parla di sesso senza freni ma scatta la censura
La natura esplicita del linguaggio e delle scene sesso molto spinte, come quella del primo episodio tra Stuart e Nathan in cui si parla apertamente di oral sex e di rimming, ha messo in moto una lunga scia di critiche. Nonostante la serie tv è stata pubblicizzata come un affresco simil-realistico della vita gay degli anni ’90 e che i personaggi sono solo archetipi dei maschi gay e sessualmente attivi, i più critici non hanno apprezzato la parte voyeuristica. Tanto è vero che la Beck’s, lo sponsor ufficiale, ha ritirato il suo supporto. Queer as Folk non è mai stata censurata, ma con la seconda stagione ha limitato molto le scene esplicite.
La censura, invece, è stata pesante durante la messa in onda nel nostro paese. La7 nel 2001 ha acquistato i diritti per una trasmissione in seconda serata, ma prima ancora del suo debutto è stata messa al bando, per contenuti forti e inadatti per una tv nazionale. Queer as Fok è andata in onda solo nel 2002 su Gay.tv ma comunque sono state apportati molti cambiamenti rispetto alla versione originale.
Ad esempio, per personaggio di Nathan nell’adattamento italiano è stata modificata la sua età anagrafica, diventando un rampante sedicenne. E la storia personale di Stuart, che racconta di aver perso la sua verginità a dodici anni in uno spogliatoio, nella versione italiana gli anni sono diventati quattordici.
La versione US e patinata di Queer as Folk
Il successo ha generato altro successo. Dopo la conclusione della seria era in fase di progettazione uno spin-off dal titolo Misfits, che avrebbe dovuto focalizzarsi sulle vicende di Hazel, Alexander e Donna che per ragioni di scrittura non sono apparsi nella seconda stagione di Queer As Folk. La serie, però, non è mai stata realizzata.
Nel 2000 poi il format è arrivato negli Stati Uniti con la serie omonima prodotta da Showtime Tv. È durata ben 5 anni e ha raccontato una vicenda più patinata e più ‘pulita’ rispetto a quella dell’originale inglese. La serie di Russell T. Davies è rimasta nell’immaginario di tutti e, lo stesso sceneggiatore, oggi è amato e venerato per essere stato il primo ad aver raccontare il mondo gay. È torno a farlo con Cucumber, Banana e Tofu, come nella bellissima Years & Years e nella recente It’s A Sin.
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