Referendum “Sì Matrimonio Egualitario”, via alla raccolta firme

Turano: "Firmare può essere un modo per portare in alto la voce di una comunità che non trova degna rappresentanza". Gay.it vi racconta la presentazione dell'iniziativa referendaria.

fabrizio marrazzo matrimonio egualitario referendum
fabrizio marrazzo matrimonio egualitario referendum partito gay
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Come precedentemente annunciato, nella Sala del Senato della Repubblica – Caduti di Nassiriya è stato oggi presentato il Referendum abrogativo per le Unioni Civili e a sostegno del Matrimonio Egualitario proposto da Partito Gay per i diritti LGBT+, che ha visto l’adesione di Senatori e Deputati di differenti partiti politici, per rivendicare la parità del matrimonio per le coppie LGBT+ prendendo parte alla prima iniziativa in Italia a favore del Matrimonio Egualitario.

Attraverso lo strumento a democrazia diretta del referendum si chiederà, a partire da oggi, a tutti i cittadini e a tutte le cittadine italiane di firmare per un referendum sulla parità del matrimonio“, ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, Comitato “Sì Matrimonio Egualitario” e portavoce Partito Gay – LGBT+”. “Le unioni civili, in vigore dal 5 giugno 2016, consentono alle coppie LGBT+ di unirsi civilmente davanti alla legge, ma non consentono la possibilità di fondare una famiglia”. “Ricordiamo inoltre che per i genitori LGBT+ attualmente non è possibile riportare sul documento d’identità lo stato di genitore di un minore che già vive e cresce in quelle famiglie definite arcobaleno. Le unioni civili inoltre non garantiscono alle coppie gli stessi diritti del matrimonio all’estero. Il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia deve essere garantito a tutti i cittadini della Repubblica Italiana, senza nessuna discriminazione e disuguaglianza. Le unioni civili sono ormai obsolete, considerando che la prima nazione a renderle possibili è stata la Danimarca nel lontano 1989“.

Ecco perché il referendum proposto andrebbe ad abrogare quegli articoli della legge sulle unioni civili che rendono ancora oggi la legge Cirinnà ‘diversa’ dal matrimonio. La raccolta firme per il referendum sarà effettuata on line su www.matrimonioegualitario.it, tramite SPID e/o firma digitale, ed attraverso banchetti presenti nelle principali città italiane per dare modo a tutti e tutte di firmare. Sarà necessario raggiungere 500.000 mila firme per poter presentare la proposta alla Corte di cassazione. Con la firma on line sarà chiesto un contributo di un euro e 50, per sostenere i costi della certificazione di ogni firma.

Più precisamente, il referendum chiederebbe agli italiani di abrogare la legge 20 maggio 2016 n.76 “regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze“, limitatamente a: Articolo 1, comma 20, con riferimento alle parole: “Al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unioni civile tra persone dello stesso sesso” nonché limitatamente alle parole “la disposizione di cui al periodo precedente non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella presente legge, nonché alle disposizioni di cui alla legge 4 maggio 1983, n. 184“.

Essendo entrati nell’ultimo anno di legislatura, anche se venissero raccolte 500.000 firme il Referendum abrogativo per le Unioni Civili e a sostegno del Matrimonio Egualitario non potrebbe prendere forma prima del 2023/2024. E a quel punto è lecito domandarsi se non sarebbe più sano e logico proporre nel prossimo programma elettorale una legge ad hoc sul matrimonio egualitario, da approvare nel corso della prossima legislatura, evitando di andare ad abrogare parte della legge Cirinnà sulle Unioni Civili?

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Alessandra Maiorino, senatrice del Movimento 5 Stelle, ha sposato in pieno il progetto: “Davvero possiamo permetterci di pensare e di stabilire attraverso le leggi che alcune coppie abbiano maggiore dignità di altre? E di conseguenza che vi siano cittadini con pieni diritti e altri che devono accontentarsi di diritti a metà? Un uomo o una donna sono in grado di amare e accudire un bambino in ragione del loro orientamento sessuale oppure lo sono in ragione della loro capacità di donare affetto, cura e sostegno? Ecco, è il momento di spogliarci dell’ipocrisia e riconoscere che il tempo di mezzo, quello delle unioni civili, che non riconoscono a tutte le coppie italiane gli stessi diritti, è finito: le coppie, tutte le coppie che intraprendono un progetto di vita insieme hanno diritto agli stessi diritti e agli stessi doveri. Lo strumento del referendum sarà utile per superare questo impasse, affinché non si pensi che i diritti siano concessioni: l’uguaglianza di tutti gli esseri umani è il fondamento di ogni società di diritto“.

Tommaso Cerno, senatore del Partito Democratico, ha dichiarato.

“Sono qui con convinzione perché credo che la parola uguaglianza sia la parola su cui la sinistra deve combattere ogni partita. io vedo nel PD, così come era il Partito Socialista Italiano parlare tante volte di diversità, di nicchie di diversità, ma poco di uguaglianza. Mi dispiace di essere l’unico oggi ma sono convito che centinaia di migliaia di persone democratiche verranno a firmare, sosterranno questo referendum e che anche il partito si renderà conto che non è una iniziativa contro qualcuno ma l’uguaglianza è la prima iniziativa su cui la sinistra deve essere in prima fila sempre”.

Anche da Forza Italia sono arrivate parole di approvazione, firmate Elio Vito e Barbara Masini. “Dopo l’affossamento del ddl Zan (ed il vergognoso applauso che lo ha accompagnato – leggi le 10 vergogne parlamentari del 2021 >) è diventato chiaro che la strada dei diritti LGBT+ non può essere percorsa in questo Parlamento“, ha commentato il deputato berlusconiano. “Occorre coinvolgere i cittadini, che, già dai tempi del divorzio e dell’aborto, hanno mostrato maggiore maturità su questi temi. La legge sulle unioni civili fu un compromesso al ribasso, si disse che sarebbe stato un primo passo, ma è rimasto l’ultimo, con tutte le sue ingiuste esclusioni, che ora si propone di abolire. Ben venga dunque questa iniziativa, per avere finalmente anche in Italia un matrimonio davvero egualitario. In Gran Bretagna lo introdussero i Conservatori, qui da noi lo hanno contrastato non solo, ahimè, la destra, ma anche la eccessiva timidezza e prudenza di progressisti e riformisti. Ma ora è venuto il momento, il tempo di riconoscere gli stessi diritti a tutt*“.

““L’amor che move il sole e le altre stelle” scriveva Dante nella sua Divina Commedia, l’amore come forza motrice di tutto, capace di scatenare le più grandi rivoluzioni, di spingerci a combattere le ingiustizie e a lottare per le nostre libertà“, ha commentato la senatrice forzista. “Eppure non dovremmo lottare per essere liberi di amare, l’amore non dovrebbe essere un diritto da conquistare o qualcosa da nascondere, come spesso ancora accade nel nostro Paese. È stato un anno duro per i diritti civili, abbiamo dovuto scontrarci con una realtà che è ancora estremamente violenta nei nostri confronti, ma non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle difficoltà e non abbiamo mai smesso di lottare. È questa la logica che mi spinge a supportare anche questa campagna così come ho fatto con tutte le altre. Battermi per permettere a tutte le persone LGBT+ di avere la possibilità di poter creare una famiglia senza discriminazione è un impegno che intendo prendere e portate avanti personalmente, anche per dare una speranza e un punto di riferimento alle nuove generazioni. Non basta solo essere a favore di un determinato cambiamento, serve essere testimoni credibili per riuscire a coinvolgere quanti più cittadini e cittadine in questa campagna referendaria che mi auguro possa andare a segno per fare la differenza nella vita di molte e di molti“.

“È interesse di Gay Center, come sempre quando si parla di diritti, analizzare la proposta di raccolta firme per un referendum per il matrimonio egualitario: stiamo già studiando il quesito e ci rendiamo conto che si tratti di un percorso complesso e in salita, ma poter raccogliere il numero di firme necessario sarebbe già un obiettivo che porterebbe con sé un valore politico forte, un segnale dal basso potente di fronte all’immobilismo della politica“, ha dichiarato Pietro Turano, Portavoce di Gay Center. “L’anno scorso il risultato di una legge contro l’omotransfobia non è stato raggiunto e sappiamo che non accadrà neppure nei prossimi mesi. Immaginare di rilanciare con una battaglia fondamentale come quella per il matrimonio, partendo da un risultato già raggiunto come quello delle unioni civili, è sicuramente una prospettiva interessante. Intanto firmare può essere senza dubbio un modo per portare in alto la voce di una comunità che non trova degna rappresentanza, una voce che non potrà rimanere inascoltata in ogni caso: che l’obiettivo possa davvero essere raggiunto attraverso un referendum o meno“.

Chi non ha proferito parola su simile iniziativa è Monica Cirinnà, madre di quelle unioni civili che attraverso questo referendum sarebbero in parte ‘abrogate’.

Seguiamo con interesse l’iniziativa referendaria che mira ad abrogare dalla legge sulle unioni civili tutti gli aspetti che attualmente la pongono un gradino sotto il matrimonio, ristabilendo l’uguaglianza che il legislatore non ha voluto conferire ai due istituti, a partire dall’esclusione delle coppie same sex dai percorsi dell’adozione“, ha invece dichiarato Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Come ribadiamo sempre, ogni iniziativa che punti a realizzare la piena uguaglianza di tutte e tutti dinanzi alla legge, merita la nostra attenzione e il nostro sostegno. La storia di Arcigay è quella di un’associazione che rispetta le istituzioni e che ne riconosce le funzioni e gli scopi: per questo la nostra battaglia è sempre stata quella di ottenere dal Parlamento leggi giuste, ma dobbiamo constatare con amarezza che sempre più la politica istituzionale non riesce a dare risposte alle tante domande di uguaglianza che negli altri Paesi europei hanno trovato riscontro da molti anni. Qualora il percorso referendario proposto dovesse concretizzarsi e raggiungere il proprio obiettivo, sarebbe inevitabile prendere atto della totale incapacità del Parlamento di corrispondere alla domanda di diritti della cittadinanza. Una prospettiva che a nostro avviso minerebbe ulteriormente il rapporto tra Paese e politica, già profondamente compromesso. L’auspicio, dunque, è che l’iniziativa referendaria riesca nell’intento di porre all’attenzione dell’agenda politica del Paese il tema della rimozione di ogni disparità di trattamento tra coppie eterosessuali ed omosessuali e magari serva anche a richiamare i Partiti e le coscienze degli eletti e delle elette del Parlamento, che con un’azione parlamentare efficace potrebbero portare alla piena uguaglianza prima di qualsiasi referendum. Perché in uno stato civile i diritti delle minoranze dovrebbero essere garantiti a prescindere dalla volontà delle maggioranze.”

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