Chi ha paura di un’opera disegnata su un muro?
A Rimini un murale realizzato dal writer Kage ha suscitato clamore. Protagonista un un uomo trans che allatta il proprio figlio. Quell’uomo esiste realmente, si chiama Evan Hempel. Kage ha attinto da una foto reale, che vedeva Hempel allattare suo figlio, nel 2015.
Dopo le violente critiche della stessa destra che a Venezia ha minacciato una preside affinché cancellasse la carriera alias, quel murale, come denunciato sui social dal sindaco del Pd Jamil Sadegholvaad, è stato cancellato nella notte da alcune “sentinelle della libertà” che hanno provveduto “alla liberazione di Rimini passando una mano di vernice bianca sul murale di via Savonarola“. Via quanto mai simbolica, perché “c’è sempre un rogo, o un pennello che censura e cancella, nella testa degli intolleranti e dei violenti”, ha sottolineato il primo cittadino.
“Quelli che tra loro si chiamano difensori sempre di qualcosa: della città, del buongusto, del genere, della razza, “della bellezza (la loro) contro il brutto (degli altri)”, ha puntualizzato il sindaco, per poi insistere. “Che povere vite, quanto si perdono ogni giorno della meravigliosa sensazione che ti dà quello che non sei tu. Che noia parlare sempre con se stessi, darsi sempre ragione su tutto. Umana pietà per queste povere persone, per la vita che fanno: il bianco della loro vernice è l’assenza di colore della loro vita”, ha duramente scritto Sadegholvaad, che ha fatto notare come “l’opera di cancellazione” sia del tutto “inutile: non tanto e non solo perchè comunque un altro murale verrà ma perchè con questo ‘atto’ hanno per sempre reso immortale l’uomo che allatta. Volendo toglierlo dalla quotidianità lo hanno direttamente elevato alla permanenza permanente“.
“Verranno fatte le immagini per individuare i responsabili, poi potremo dare della ‘merda’ a chi ha compiuto il suo capolavoro notturno imbrattando di vernice le scalette del porto canale“, ha tuonato il primo cittadino. “Ma il punto non sono le indagini per un episodio tutto sommato minore di cronaca locale. Il punto, come si dice, è un altro. Uno spazio bianco è come una pagina che attende sempre di essere riempita delle idee e dei desideri delle persone. In via Savonarola, in qualche parte del mondo e oltre l’arcobaleno. Rimini è e sarà sempre una città libera“.
Marco Tonti, Presidente Arcigay Rimini “Alan Turing”, ha parlato di “censura vigliacca” che ha lasciato l’amaro “sapore violento della cancellazione di esistenze e realtà, di oscuramento senza appello di ciò che spaventa, di negazione di affetti e legami che invece hanno piena dignità umana e esigono riconoscimento. Le mani che hanno cancellato il murales sono le stesse di chi si scaglia contro il politically correct, ma ovviamente solo fino a quando sta bene a loro e in questo caso la “scorrettezza” invece non gli va bene; e allora con la protezione vigliacca della notte agiscono per cancellare il diritto di espressione altrui per affermare solo il proprio. Questo gesto chiarisce bene la visione distorta di democrazia che alcune persone hanno: si può fare solo ciò che vuole la maggioranza. Eppure il grado di democrazia di uno Stato e di una città si misura, sempre, soprattutto con le tutele e il riconoscimento delle minoranze e con la valorizzazione delle differenze. Anche per questo bene ha fatto il sindaco Sadegholvaad a difendere l’opera anche nel suo valore espressivo e artistico oltre che simbolico“.
Tutto ciò è avvenuto a cavallo del TDOV, transgender day of visibility del 31 marzo. “Ma se pensano che con una mano di bianco abbiano risolto il problema si sbagliano di grosso, la vita, l’amore e l’esistenza sono inarrestabili e come un fiore che germoglia forando un manto di asfalto troveranno sempre il modo di vivere e crescere, se ne facciano una ragione i censori leghisti e destrorsi, fautori della democratura totalitaria alla Orban, perché troveranno nella comunità LGBTQI+ sempre una difesa della democrazia, della libertà e una prospettiva di società paritaria e inclusiva, a qualunque costo“, ha concluso Marco Tonti.
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