La Corte di giustizia europea ha oggi stabilito che gli Stati membri sono obbligati a fornire una carta d’identità o un passaporto ai bambini nati da genitori dello stesso sesso. Rémy Bonny, executive director di Forbidden Colours NPO, ha definito questa decisione semplicemente “rivoluzionaria”. Si legge infatti nel comunicato stampa del tribunale lussemburghese.
Nel caso di un minore, cittadino dell’Unione, il cui atto di nascita rilasciato dalle autorità competenti dello Stato membro ospitante designi come suoi genitori due persone dello stesso sesso, lo Stato membro di cui tale minore è cittadino è tenuto, da un lato, a rilasciargli una carta d’identità o un passaporto, senza esigere la previa emissione di un atto di nascita da parte delle sue autorità nazionali e, dall’altro, a riconoscere, come ogni altro Stato membro, il documento promanante dallo Stato membro ospitante che consente a detto minore di esercitare, con ciascuna di tali due persone, il proprio diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
Rémy Bonny ha sentenziato: “Questo caso è rivoluzionario. Nell’ultimo anno abbiamo visto politici di Bulgaria, Ungheria e Polonia cercare di togliere i diritti fondamentali alle persone LGBTIQ+. Ciò ha un impatto dannoso sulla vita di milioni di europei, compresi i bambini. È commovente vedere che la Corte di giustizia europea decreta che la discriminazione non ha posto all’interno dell’ordinamento giuridico dell’UE”.
Il caso che ha visto la Corte di Giustizia sentenziare a favore dei bambini della famiglie arcobaleno riguarda la piccola Sara, nata nel 2019 in Spagna da due donne, spose dal 2018 e dal 2015 residenti in Spagna. Una delle due mamme ha la nazionalità bulgara, mentre l’altra quella britannica. Il certificato di nascita fornito dalle autorità spagnole, con due madri, è stato dichiarato nullo dalle autorità bulgare poiché a Sofia non riconoscono le famiglie arcobaleno. Il modello bulgaro del certificato di nascita contempla solo due opzioni. Mamma e papà. Da Sofia non è quindi arrivato nessun certificato, anche perché la menzione in un atto di nascita di due genitori di sesso femminile è contraria all’ordine pubblico bulgaro, che non autorizza il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Le due donne si sono così rivolte ad un tribunale. La bimba è stato per anni in un limbo, come se fosse apolide. Ora, finalmente, ha ottenuto giustizia.
Fonte: CuriaUe