36enne ex modella e attrice australiana, lanciata in tv da Orange Is the New Black ed esplosa con Batwoman, Ruby Rose è tornata a parlare di coming out e omofobia. Nell’ultimo numero Pride di Glamour, la Rose ha ricordato come e quanto non sia stato semplice fare coming out a 12 anni appena. Se solo avesse potuto prevedere l’odio che le sarebbe piovuto addosso, Ruby avrebbe probabilmente aspettato.
Non sapevo vivere senza essere aperta e onesta sulla mia identità, ma ero anche molto giovane, e forse se fossi stata un po’ più grande e mi fossi resa conto di quanto siano omofobe le persone, non avrei fatto coming out in così tenera età. Sono stata vittima di bullismo. Mi hanno tormentata. Mi sentivo come se fossi crocifisso a scuola, ed è stato difficile essere l’unica lesbica in quella scuola.
Ad aiutarla, paradossalmente, il fatto che molti non prendevano sul serio il suo coming out. Poi nel momento in cui tutti hanno capito cosa significasse realmente essere gay, si erano ormai “abituati al fatto” che essere queer era parte integrante della sua identità. Rose ha poi rimarcato quanto la rappresentazione delle identità LGBT+ in televisione sia stata fondamentale per la sua crescita. The L Word divenne realtà quando si stava “preparando a laurearsi” e “all’improvviso tutti a scuola erano gay”.
Perché prima di The L Word, non sapevo che ci fosse qualcun altro che si sentisse come me e mi assomigliasse e avesse gli stessi sentimenti. Mi ha reso la vita vivibile.
Ruby Rose aveva già parlato dell’omofobia vissuta a scuola nel mese scorso, al The Guardian, tanto da finire in ospedale per giorni dopo essere stata violentemente attaccata dai bulli, che la presero a pugni e a sediate, infliggendole una commozione cerebrale.
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