Tra le serie più chiacchierate e viste del 2022 c’è sicuramente Dahmer, miniserie Netflix che ha ricostruito la terrificante storia di Jeffrey Dahmer, responsabile di diciassette omicidi tra il 1978 e il 1991. Intervistato da Variety, il produttore Ryan Murphy ha nuovamente replicato alle tante polemiche che hanno coinvolto il progetto, alimentate anche dai parenti delle vittime di Dahmer e dalla stessa Netflix, che ha inspiegabilmente rimosso la tag “LGBTQI” dalla serie.
“Si tratta di omofobia. Io ho un motto: ‘Il mio lavoro come artista è quello di tenere uno specchio che rifletta ciò che è accaduto’. Ed è brutto. Non è bello. Volete vederlo? Se lo volete, fatelo. Se non lo volete fare, distogliete lo sguardo, e alle volte un po’ di questo oltraggio è diretto alla cornice dello specchio invece che a quello che rifletto. Per quanto mi riguarda capisco realmente che si sia sconvolti sull’inclusione di quell’elemento. Lo capisco, ma allo stesso tempo personalmente non sono d’accordo”.
Murphy ha rivelato che il suo team ha lavorato per oltre 3 anni alla scrittura del progetto, entrando in contatto con 20 famiglie dei sopravvissuti alle vittime di Jeffrey Dahmer, che le narcotizzava, faceva a pezzi e mangiava. Ma a voler denunciare Netflix e i produttori è Lionel Dahmer, padre di Jeffrey nella miniserie interpretato da Richard Jenkins, rimasto infastidito da una ricostruzione della storia che lui non ritiene veritiera, avendo anche scritto un libro ad hoc sull’intera vicenda. Anche qui Murphy è stato netto.
“Ho realizzato molti progetti biografici ed è come se fossi un reporter, cerco sempre di mantenermi neutrale. Penso che stiamo raccontando una storia davvero specifica e credo che Lionel abbia detto la sua. Questa non era quella storia”.
Evan Peters, spaventoso nei panni del protagonista, è stato nominato ai Golden Globe come miglior attore. Dahmer ha strappato altre 3 nomination, come miglior miniserie, miglior attrice non protagonista (Niecy Nash) e miglior attore non protagonista (Richard Jenkins).
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